l'altra sera al Carrefour stavo leggiucchiando il Courrier International quando sono incappata in un (abbastanza ovvio) speciale sulle elezioni italiane in cui si mettevano a confronto le strategie comunicative di veltroni e berlusconi.
il succo piu' o meno era che veltroni ha basato la sua campagna su un copy&paste della campagna di barak obama per le presidenziali americane, letteralmente traducendo il suo slogan "yes, we can", girando l'italia su un bus e appellandosi (quelle naïveté!) ad un cambiamento radicale per l'italia: non solo un cambiamento di governo, ma un cambiamento di mentalita' e procedure democratiche (si parlava addirittura di ridurre i privilegi dei parlamentari mon dieu!!!).
berlusconi d'altra parte ha utilizzato slogan vecchi ed idee trite e ritrite, suoi cavalli di battaglia anche nelle precedenti elezioni.
ed ha vinto.
questo avviene secondo il settimanale francese perche' l'italia e' un paese vecchio popolato di vecchi, tanto e' vero che un articolo (premonitore!) facente parte dello "speciale" e' intitolato Pas de renouveau au pays des vieux: Société, économie, politique : les jeunes ont du mal à trouver une place dans un système régi par des seniors de plus en plus nombreux ("Niente rinnovamento nel paese dei vecchi. Societa', economia, politica: i giovani fanno fatica a trovare posto in un sistema retto da seniors sempre piu' numerosi").
nell'articolo, il Prof. Alessandro Rosina, 39 anni, professore Associato di Demografia all'Universita' Cattolica di Milano (uno dei rari professori universitari di meno di 40 anni, che in italia sono pari solo al 17% del totale), parla del destino dell'italia e delle nuove generazioni di italiani.
Traduco (malamente):
"L'Italia e' il Paese d'Europa dove i giovani sono meno ben messi, che si parli dal punto di vista sociale, economico, demografico o politico." Una sorta di sindrome di Dorian Gray si e' impadronita del nostro Paese. Tutto il mondo si sforza di sembrare giovane, anche i vecchi. E tanto peggio per chi e' realmente giovane e che e' sistematicamente tenuto al di fuori dei processi decisionali. Il simbolo di quest'Italia e', una volta in piu', Silvio Berlusconi: lifting, trapianti capillari, fanfaronate quanto ai suoi successi con le donne. Un falso giovane di 71 anni. Ed i discendenti del 1968? "Quelli, sono i peggiori, dice il professor Rosina. Sono convinti di rappresentare l'eterna giovinezza. Nessuno riesce a sbarazzarsene." Non esiste un termine per definire con esattezza una realta' che in Italia ha raggiunto livelli senza paragone in Occidente: solo un cittadino su quattro ha meno di 25 anni, una proporzione uguale a quella degli ultra 65enni e che potrebbe ancora abbassarsi nei prossimi trent'anni. "Quando parliamo di invecchiamento della popolazione, si pone l'accento sull'aumento del numero delle persone anziane e non sulla diminuzione di quello dei giovani", spiega il ricercatore, che ha coniato il termine "déjeunisation" ("degiovanimento" se mi passate la traduzione, ndt). "E' un fenomeno nuovo, inedito nella storia dell'umanita'." In teoria, quando un bene diventa piu' raro, il suo valore aumenta. I giovani dovrebbero dunque essere particolarmente ricercati nelle imprese, che dovrebbero offrire loro buoni salari. Ora, quello che succede e' tutto il contrario. Antonio Incorvaia ha scritto Generazione Mille Euro (ed. Rizzoli) dopo aver creato tre anni fa un sito Internet dove i giovani precari potevano far conoscere le loro esperienze. "Dire che sono riuscito a sfondare? Sicuramente no! A 33 anni vivo ancora da mio padre, racconta. certo, ho ricevuto diverse proposte, ma nessuna che dia un senso al mio cursus universitario. Voglio ancora credere alla meritocrazia, ma, dopo aver spedito un centinaio di CV rimasti senza risposta, comincio a mollare. Il rischio e' di diventare cinico ed avido. E' piu' facile cercare di conoscere persone che conoscono altre persone, fino al momento in cui se ne incontrera' una con un braccio lungo e da cui si otterra' una raccomandazione, piuttosto che cercare di uscirne contando unicamente sui propri mezzi." Il nostro sistema di sicurezza sociale protegge le persone che hanno un lavoro fisso o che sono in pensione. Pensioni a parte, lo Stato non riserva al sociale che il 10% PIL, record negativo in Europa (in Svezia le spese per il sociale salgono a piu' del 20%, un po' meno in Francia e Germania). Un debito pubblico da record, accumulato dalla generazione precedente, pesa sulla giovane generazione ed ipoteca pesantemente il suo presente ed il suo futuro. "L'Italia si morde la coda. Si fanno meno figli, ci sono sempre meno persone in eta' lavorativa, la crescita economica ristagna, spiega Alessandro Rosina. Non abbiamo ne' il dinamismo del mercato del lavoro americano, ne' la protezione sociale dei Paesi scandinavi. In Italia, la flessibilita' e' diventata sinonimo di precarieta'." "Gli anziani reggono tutto, in tutti i campi, e non danno molto in cambio, prosegue il ricercatore. Il voto dei giovani pesa sempre di meno, quindi i partiti non si occupano molto di loro. Si tengono alle belle parole." D'altra parte, il sistema elettorale e' anch'esso squilibrato, poiche' bisogna avere almeno 40 anni per poter essere eletti al Senato - organo essenziale per l'adozione delle leggi. Il problema, aggiunge Rosina, e' che e' tutto bloccato. Cosi', i giovani italiani si rassegnano. Sono meno dinamici dei Francesi, il cui Paese somiglia molto al nostro, ma va nettamente meglio. Certo, e' dura. Sfortunatamente, l'idea di merito, la sola che permette un'accelerazione nella buona direzione, si e' praticamente perduta." Piu' si e' giovani, meno possibilita' si hanno di essere eletti "Non vedo perche' disapprovare quelli che vanno all'estero, dichiara Antonio Incorvaia. E' una scelta leggittima. Anch'io c'ho pensato, ma in Italia i problemi rimangono interi. I giovani sono pieni di collera. Ma, dato che non viene canalizzata, alla fine e' lo sbrogliarsi individualmente che prevale." Rosina: "E perche' prendere dei rischi, se si e' praticamente sicuri che il lavoro sara' precario o che si restera' in mezzo alla strada? Allora si rimane dai genitori. Ed anche loro ne pagano le conseguenze. Mantengono i loro figli fino a 30 anni ed oltre. ma e' un sistema ingiust, che privilegia coloro che hanno delle famiglie agiate e impedisce agli altri di restare in corsa." Si aspetta per metter su famiglia, si rinvia a piu' in la' il momento di fare figli. Un circolo vizioso. Le donne ne escono meglio. Puo' sorprendere, ma e' cosi'. Si parla di "quote rosa", i partiti si sono smossi ed hanno proposto delle candidate, la proporzione di donne in posti di responsabilita' e' in aumento. E i giovani? Lo studio di Rosina sulle probabilita' di essere eletto in funzione del rango dei candidati sulle liste dei due principali partiti indica che l'eta' media dei candidati certi di essere eletti e' di 53 anni, quella degli esclusi di 42 anni. Piu' si e' giovani, meno chance si hanno di essere eletti. D'altronde, l' 88% della classe politica attuale ha molti piu' anni dietro che davanti a se', seconda la media della speranza di vita. L'afflusso massiccio di giovani immigrati cambiera' la situazione? "Gli immigrati di seconda generazione si trovano in situazioni ancora piu' disagiate e marginali, spiega il ricercatore. O, se si integrano, faranno come gli Italiani: pochi figli, ecc." Non se ne esce."
Ok, quindi un bell'esempio di quello che dice Rosina nell'articolo e' uno degli eletti al Senato nel mio caro VECCHIO Abruzzo: Franco Marini (classe 1933 = 75 anni suonati!), il "nuovo" che avanza!