A N'Djamena come nel resto del Paese, molti genitori fanno escidere le loro giovani figlie prima che una legge che reprime questa pratica consuetudinaria entri in vigore.
N'Djamena Bihebdo (Syfia) – N'Djamena
Mamadou Bineta
Mamadou Bineta
"Quartiere Am-riguebé, a N'Djamena, la capitale del Ciad. Questa mattina, Zenab, 9 anni, e sua sorella Bébé, 7 anni, non andranno a scuola. Così ha deciso Khadidja, la loro madre. Poco prima delle 7, Mariam, borsa a tracolla, arriva e si dirige verso una stanza le cui aperture sono state nascoste con delle tende bianche. Mariam è una delle numerose exciseuses clandestine che ancora esercitano in questo Paese. Durante l'intervento, nuda, seduta su un tappeto di fronte all'exciseuse, Bébé chiude gli occhi e stringe i denti per contenere il dolore. All'entrata, delle donne intonano una canzone e snocciolano una lista di regali che riceverà se non piange. Arriva il turno di Zenab. Come sua sorella minore, riesce a soffocare il suo pianto. Ogni mese, Mariam mutila una decina di bambine.
Molti genitori che, come Khadidja, difendono le mutilazioni genitali femminili (MGF) in nome della tradizione si affrettano a far escidere le loro figlie prima che la giustizia ciadiana cominci a perseguire autori e complici di questa pratica. Una legge adottata nel 2002 proibisce in effetti la tortura ed i trattamenti crudeli, inumani o degradanti sul corpo umano in generale e sugli organi di riproduzione in particolare. Sono così colpite "tutte le forme di violenza come le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni precoci, le violenze domestiche e le violenze sessuali". Il decreto d'applicazione di questa legge, ancora non promulgata, dovrebbe precisare le sanzioni in cui incorrono i contravvenenti. Una disposizione del preambolo della Costituzione Ciadiana del 1996, rivista nel 2005, stipula che la persona umana è sacra e che ogni persona ha il diritto di godere della propria integrità fisica e morale.
Dal 2002, il Comitato Nazionale di Lotta contro le Pratiche Tradizionali Dannose per la Salute della Donna e dei Bambini ha formato numerosi giovani (ragazzi e ragazze) come educatori. Nelle regioni in cui l'escissione è molto diffusa, essi spiegano agli altri adolescenti le conseguenze nefaste delle MGF e la legge che le vieta. Il Comitato in questo modo organizza degli "scambi franchi tra escisse e non escisse". "Dato che sono sensibilizzate contro l'escissione, le ragazze di più di 10 anni rifiutano di sottomersi [a questa pratica – nt]", sostiene la Dott.ssa Mariam Alladoumgué Djimounta, presidente del Comitato. I genitori favorevoli all'escissione, che avevano preso l'abitudine di intervenire all'inizio della pubertà (12-14 anni), con il pretesto di "preparare la figlia al matrimonio", si voltano su quelle di meno di 10 anni: esse costituiscono dei bersagli più facili.
"Sono stata escissa e sono madre di 12 figli senza aver avuto il minimo problema", dichiara Mariam, l'exciseuse, per la quale "gli Occidentali gridano contro questa pratica semplicemente perché essa non fa parte della loro cultura." Zara, 22 anni, non è assolutamente dello stesso avviso. La sua escissione è andata molto male. Stava per morirne. Se ne ricorda con emozione. "Ho perduto molto sangue quell giorno. Mia zia si è preoccupata, ma non poteva portarmi all'ospedale per paura che le creassero dei problemi."
Secondo l'UNICEF, le emorragie e le infezioni che seguono questo genere d'intervento possono essere mortali. In oltre, le donne escisse rischiano di conservare gravi conseguenze: dolori atroci, incontinenza, ulcere alle zone genitali, sterilità, parti difficili, ecc. Alcuni sostengono a torto che l'escissione è prevista dal Corano. D'altra parte, il 61% delle donne musulmane sono escisse contro il 31% delle cattoliche. Nel sud-est del Paese, tra le etnie per cui l'escissione è una consuetudine, oltre nove donne su dieci subiscono questa pratica.Comunque, con la campagna di sensibilizzazione condotta da più di cinque anni dap arte delle associazioni, dei ciadiani attualmente esprimono liberamente la propria opposizione alle MGF, come Zara, che, alludendo a coloro che invocano l'Islam per giustificare questa pratica che stava per causare la sua morte, sbotta: "Di grazia, che non ci raccontino sciocchezze! Le mie figlie non saranno mai escisse!" L'informazione fa ancora fatica a circolare. Pochi ciadiani sono abbastanza istruiti da sapere cosa significa una legge, analizza Rosine Baïwong Amane, coordinatrice della Cellula di Connessione ed Informazione delle Associazioni Femminili, prima di concludere: "Le nostre pratiche consuetudinarie e tradizionali sono predominanti sulle legge scritte." Suggerisce che i testi di legge siano tradotti in lingue locali per essere accessibili. Bisogna anche mobilitare le vittime e tutti coloro che si oppongono a queste mutilazioni "allo scopo di spingere il governo ad adottare il decreto di applicazione della legge contro l'escissione", dichiara."
Molti genitori che, come Khadidja, difendono le mutilazioni genitali femminili (MGF) in nome della tradizione si affrettano a far escidere le loro figlie prima che la giustizia ciadiana cominci a perseguire autori e complici di questa pratica. Una legge adottata nel 2002 proibisce in effetti la tortura ed i trattamenti crudeli, inumani o degradanti sul corpo umano in generale e sugli organi di riproduzione in particolare. Sono così colpite "tutte le forme di violenza come le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni precoci, le violenze domestiche e le violenze sessuali". Il decreto d'applicazione di questa legge, ancora non promulgata, dovrebbe precisare le sanzioni in cui incorrono i contravvenenti. Una disposizione del preambolo della Costituzione Ciadiana del 1996, rivista nel 2005, stipula che la persona umana è sacra e che ogni persona ha il diritto di godere della propria integrità fisica e morale.
Dal 2002, il Comitato Nazionale di Lotta contro le Pratiche Tradizionali Dannose per la Salute della Donna e dei Bambini ha formato numerosi giovani (ragazzi e ragazze) come educatori. Nelle regioni in cui l'escissione è molto diffusa, essi spiegano agli altri adolescenti le conseguenze nefaste delle MGF e la legge che le vieta. Il Comitato in questo modo organizza degli "scambi franchi tra escisse e non escisse". "Dato che sono sensibilizzate contro l'escissione, le ragazze di più di 10 anni rifiutano di sottomersi [a questa pratica – nt]", sostiene la Dott.ssa Mariam Alladoumgué Djimounta, presidente del Comitato. I genitori favorevoli all'escissione, che avevano preso l'abitudine di intervenire all'inizio della pubertà (12-14 anni), con il pretesto di "preparare la figlia al matrimonio", si voltano su quelle di meno di 10 anni: esse costituiscono dei bersagli più facili.
"Sono stata escissa e sono madre di 12 figli senza aver avuto il minimo problema", dichiara Mariam, l'exciseuse, per la quale "gli Occidentali gridano contro questa pratica semplicemente perché essa non fa parte della loro cultura." Zara, 22 anni, non è assolutamente dello stesso avviso. La sua escissione è andata molto male. Stava per morirne. Se ne ricorda con emozione. "Ho perduto molto sangue quell giorno. Mia zia si è preoccupata, ma non poteva portarmi all'ospedale per paura che le creassero dei problemi."
Secondo l'UNICEF, le emorragie e le infezioni che seguono questo genere d'intervento possono essere mortali. In oltre, le donne escisse rischiano di conservare gravi conseguenze: dolori atroci, incontinenza, ulcere alle zone genitali, sterilità, parti difficili, ecc. Alcuni sostengono a torto che l'escissione è prevista dal Corano. D'altra parte, il 61% delle donne musulmane sono escisse contro il 31% delle cattoliche. Nel sud-est del Paese, tra le etnie per cui l'escissione è una consuetudine, oltre nove donne su dieci subiscono questa pratica.Comunque, con la campagna di sensibilizzazione condotta da più di cinque anni dap arte delle associazioni, dei ciadiani attualmente esprimono liberamente la propria opposizione alle MGF, come Zara, che, alludendo a coloro che invocano l'Islam per giustificare questa pratica che stava per causare la sua morte, sbotta: "Di grazia, che non ci raccontino sciocchezze! Le mie figlie non saranno mai escisse!" L'informazione fa ancora fatica a circolare. Pochi ciadiani sono abbastanza istruiti da sapere cosa significa una legge, analizza Rosine Baïwong Amane, coordinatrice della Cellula di Connessione ed Informazione delle Associazioni Femminili, prima di concludere: "Le nostre pratiche consuetudinarie e tradizionali sono predominanti sulle legge scritte." Suggerisce che i testi di legge siano tradotti in lingue locali per essere accessibili. Bisogna anche mobilitare le vittime e tutti coloro che si oppongono a queste mutilazioni "allo scopo di spingere il governo ad adottare il decreto di applicazione della legge contro l'escissione", dichiara."