Nome Ufficiale: République de Côte d'Ivoire (nonostante il nome ufficale sia diventato Côte d'Ivoire in tutte le lingue, io nel post continuerò a chiamare il Paese Costa d'Avorio - semplicemente per la mia pigrizia nel metter gli accenti)
Capitale: Yamoussoukro (sempre perché ho studiato geografia sui libri degli Anni '70, io ero convinta che la capitale fosse Abidjan…)
Superficie: 322.460 km²
Popolazione (2007): 18,4 milioni (fonte: World Bank)
Popolazione urbana (2006): 45% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Tasso d'analfabetismo (2007): 51,3% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Lingua: francese (ufficiale), dioula, baoulé, bété, senoufo…
Religione: Cristianesimo, Islam
Gruppi etnici: Senoufo, Dan, Agri, Beté, Baoulé, Dioula, Malinke…
PIL (2006): 19,5 miliardi USD (fonte: World Bank e IMF)
Indipendente dalla Francia dal 7 agosto 1960
Capo di Stato: Laurent Gbagbo (in carica dalle elezioni presidenziali del 22 ottobre 2000)
Wikipedia Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Costa_d'Avorio
Capitale: Yamoussoukro (sempre perché ho studiato geografia sui libri degli Anni '70, io ero convinta che la capitale fosse Abidjan…)
Superficie: 322.460 km²
Popolazione (2007): 18,4 milioni (fonte: World Bank)
Popolazione urbana (2006): 45% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Tasso d'analfabetismo (2007): 51,3% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Lingua: francese (ufficiale), dioula, baoulé, bété, senoufo…
Religione: Cristianesimo, Islam
Gruppi etnici: Senoufo, Dan, Agri, Beté, Baoulé, Dioula, Malinke…
PIL (2006): 19,5 miliardi USD (fonte: World Bank e IMF)
Indipendente dalla Francia dal 7 agosto 1960
Capo di Stato: Laurent Gbagbo (in carica dalle elezioni presidenziali del 22 ottobre 2000)
Wikipedia Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Costa_d'Avorio
Il 2008 era stato indicato da ribelli ed ufficiali filo-governativi come l'anno della riunificazione dopo oltre cinque anni di divisioni, giusto completamento del processo di pace iniziato con l'accordo firmato il 4 marzo 2007 a Ouagadougou dal Presidente Laurent Gbagbo e dal rappresentante delle Forces Nouvelles (FN) Guillaume Soro, attuale Primo Ministro.
Questo documento prevedeva l'identificazione dei numerosi sans papiers che vivono nel Paese, la spedizione di carte d'identità e l'aggiornamento delle liste elettorali in vista di un' "elezione presidenziale democratica e trasparente". Inizialmente prevista per gennaio 2008, la consultazione elettorale era stata rimandata sine die, ma, in un'intervista esclusiva a Jeune Afrique (n. 2490), Guillaume Soro conferma che la data delle elezioni è stata fissata al 30 novembre prossimo (qui il link all'intervista originale in francese; per chi volesse una traduzione in italiano, potete chiedermela ed in un paio di giorni ve la invio per e-mail. Comunque, pur non condividendo tutte le sue idee, trovo Soro un personaggio molto affascinante. Ho deciso, da grande voglio diventare anch'io come lui!)
Le elezioni si presentano già infuocate, dato che tra i candidati non corre esattamente buon sangue.
I tre candidati alla presidenza della Costa d'Avorio sono Laurent Gbagbo (63 anni), l'ex-Presidente Aimé Henri Konan Bédié (74 anni) e l'ex-Primo Ministro Alassane Dramane Ouattara (66 anni).
Tre leader, tre scuole politiche ed una poltrona. La corsa è incontestabilmente serrata.
Questo documento prevedeva l'identificazione dei numerosi sans papiers che vivono nel Paese, la spedizione di carte d'identità e l'aggiornamento delle liste elettorali in vista di un' "elezione presidenziale democratica e trasparente". Inizialmente prevista per gennaio 2008, la consultazione elettorale era stata rimandata sine die, ma, in un'intervista esclusiva a Jeune Afrique (n. 2490), Guillaume Soro conferma che la data delle elezioni è stata fissata al 30 novembre prossimo (qui il link all'intervista originale in francese; per chi volesse una traduzione in italiano, potete chiedermela ed in un paio di giorni ve la invio per e-mail. Comunque, pur non condividendo tutte le sue idee, trovo Soro un personaggio molto affascinante. Ho deciso, da grande voglio diventare anch'io come lui!)
Le elezioni si presentano già infuocate, dato che tra i candidati non corre esattamente buon sangue.
I tre candidati alla presidenza della Costa d'Avorio sono Laurent Gbagbo (63 anni), l'ex-Presidente Aimé Henri Konan Bédié (74 anni) e l'ex-Primo Ministro Alassane Dramane Ouattara (66 anni).
Tre leader, tre scuole politiche ed una poltrona. La corsa è incontestabilmente serrata.
Quando nell'ottobre 2000, nel quartier generale del suo comitato elettorale di Cocody ad Abidjan, il candidato socialista del Front Populaire Ivoirien (FPI) si autoproclama Presidente della Repubblica di fronte al Gen. Robert Gueï che aveva annunciato la sua vittoria, Laurent Gbagbo sapeva di rischiare grosso: sapeva che questo bluff poteva o essergli fatale o essere la fine del suo status di oppositore. Allora, quel giorno, ha selezionato le parole, pesato le frasi e lanciato agli ivoriani, per la prima volta nella storia del Paese, l'idea di un'insurrezione popolare: "Chiedo a tutti i militanti di alzarsi per fare da barriera all'impostura. Chiedo che in tutte le città della Costa d'Avorio ed in tutti i quartieri, i patrioti scendano in strada fino a che il diritto sia riconosciuto, fino a che il generale faccia marcia indietro." Gbagbo aveva sentito che la sua ora era venuta e, dal 26 ottobre 2000, è il Presidente della Costa d’Avorio eletto in “condizioni di calamità”. E vuole restarlo, ripresentandosi per un altro mandato.
Malgrado la situazione di crisi politico-militare verificatasi nel paese dal 2002 con la ribellione condotta da Guillame Soro, Gbagbo si è impegnato a rifinire le sue ambizioni, di modo che oggi i rapporti di forza sul fronte politico pendano leggermente in suo favore. Al termine di otto anni di presidenza, questo presidente “atipico”, storico di formazione, che detiene il record di durata al Palazzo Presidenziale (escludendo il defunto Félix Houphouët-Boigny), dorme sonni tranquilli sul confortevole materasso finanziario rappresentato dai 55 miliardi di franchi CFA accordati annualmente al Capo di Stato della Costa d’Avorio. Tutto ciò, unito ad una visione “personalistica” dell’economia, gli ha permesso di rendere il FPI una vera macchina da guerra che spazza via tutto al proprio passaggio. Parecchi militanti e quadri di altre formazioni politiche hanno cambiato bandiera ed attualmente militano nel partito del presidente. Gbagbo intende appoggiarsi a queste personalità che hanno dato una forma alla Costa d’Avorio di oggi (la più importante delle quali è Laurent Dona Fologo, attualmente presidente del Conseil Economique et Social e più volte ministro nei diversi governi di Houphouët-Boigny). Un altro elemento messo in funzione per favorire la sua vittoria è il Congrès National de la Résistance pour la Démocratie (CNRD), composto essenzialmente da sindacati, partiti politici ed associazioni. Laurent Gbagbo ha piazzato i quadri del suo partito a capo di tutte le strutture dello Stato e degli organismi parastatali, nonché delle maggiori imprese private ivoriane tramite prestiti emessi dalla Banque Nationale d’Investissement (BNI) diretta da Victor Silué Nembelessini, molto vicino a sua moglie, l’influente Simone Gbagbo.
Aldilà delle considerazioni strategiche, Laurent Gbagbo gode di un reale capitale affettivo in seno ad una parte della popolazione: la sua spontaneetà, il suo parlare in maniera franca, la sua “desacralizzazione” della funzione presidenziale… per molti ivoriani Gbagbo è “uno di loro”. Inoltre, un altro dei suoi punti di forza, è il fatto di essere riuscito a far credere a buona parte della popolazione che la lotta che viene condotta contro di lui non è altro che un tentativo di ricolonizzazione della Costa d’Avorio da parte della Francia e si è sforzato a più riprese di riportare la crisi ivoriana in un’idea di lotta per il nazionalismo africano, presentandosi come l’erede della grande tradizione decolonialista africana. A tal proposito, basta dare un’occhiata al sostegno che arriva a Gbagbo dall’estero: suoi “partigiani” sono Lansana Conté della Guinea, il presidente angolano José Eduardo dos Santos, il maliano Alpha Oumar Konaré (ex-Presidente del Mali e dell’Unione Africana), la Guida libica Qaddafi e l’ex-presidente sudafricano Thabo Mbeki.
I suoi rapporti con la Francia, che continua a giocare un ruolo fondamentale nella gestione economico-politica delle sue vecchie colonie, sono invece piuttosto ambigui, ma sembrano comunque essersi distese da quando ad occupare l’Eliseo è Nicolas Sarkozy.
Malgrado la situazione di crisi politico-militare verificatasi nel paese dal 2002 con la ribellione condotta da Guillame Soro, Gbagbo si è impegnato a rifinire le sue ambizioni, di modo che oggi i rapporti di forza sul fronte politico pendano leggermente in suo favore. Al termine di otto anni di presidenza, questo presidente “atipico”, storico di formazione, che detiene il record di durata al Palazzo Presidenziale (escludendo il defunto Félix Houphouët-Boigny), dorme sonni tranquilli sul confortevole materasso finanziario rappresentato dai 55 miliardi di franchi CFA accordati annualmente al Capo di Stato della Costa d’Avorio. Tutto ciò, unito ad una visione “personalistica” dell’economia, gli ha permesso di rendere il FPI una vera macchina da guerra che spazza via tutto al proprio passaggio. Parecchi militanti e quadri di altre formazioni politiche hanno cambiato bandiera ed attualmente militano nel partito del presidente. Gbagbo intende appoggiarsi a queste personalità che hanno dato una forma alla Costa d’Avorio di oggi (la più importante delle quali è Laurent Dona Fologo, attualmente presidente del Conseil Economique et Social e più volte ministro nei diversi governi di Houphouët-Boigny). Un altro elemento messo in funzione per favorire la sua vittoria è il Congrès National de la Résistance pour la Démocratie (CNRD), composto essenzialmente da sindacati, partiti politici ed associazioni. Laurent Gbagbo ha piazzato i quadri del suo partito a capo di tutte le strutture dello Stato e degli organismi parastatali, nonché delle maggiori imprese private ivoriane tramite prestiti emessi dalla Banque Nationale d’Investissement (BNI) diretta da Victor Silué Nembelessini, molto vicino a sua moglie, l’influente Simone Gbagbo.
Aldilà delle considerazioni strategiche, Laurent Gbagbo gode di un reale capitale affettivo in seno ad una parte della popolazione: la sua spontaneetà, il suo parlare in maniera franca, la sua “desacralizzazione” della funzione presidenziale… per molti ivoriani Gbagbo è “uno di loro”. Inoltre, un altro dei suoi punti di forza, è il fatto di essere riuscito a far credere a buona parte della popolazione che la lotta che viene condotta contro di lui non è altro che un tentativo di ricolonizzazione della Costa d’Avorio da parte della Francia e si è sforzato a più riprese di riportare la crisi ivoriana in un’idea di lotta per il nazionalismo africano, presentandosi come l’erede della grande tradizione decolonialista africana. A tal proposito, basta dare un’occhiata al sostegno che arriva a Gbagbo dall’estero: suoi “partigiani” sono Lansana Conté della Guinea, il presidente angolano José Eduardo dos Santos, il maliano Alpha Oumar Konaré (ex-Presidente del Mali e dell’Unione Africana), la Guida libica Qaddafi e l’ex-presidente sudafricano Thabo Mbeki.
I suoi rapporti con la Francia, che continua a giocare un ruolo fondamentale nella gestione economico-politica delle sue vecchie colonie, sono invece piuttosto ambigui, ma sembrano comunque essersi distese da quando ad occupare l’Eliseo è Nicolas Sarkozy.
Il più anziano tra i candidati, Aimé Henri Konan Bédié, ha dimostrato durante la sua carriera di essere l’immagine della fenice, che rinasce dalle sue ceneri. Durante la sua presidenza, iniziata nel 1993 in seguito al decesso del Presidente Félix Houphouët-Boigny, si è avuto il primo putsch militare del paese, diretto dal defunto generale Robert Guëi, che venne accolto come un eroe dalla folla giubilante. Nessun analista poteva prevedere che dopo il 24 dicembre 1999 ci sarebbe stato ancora posto per lui sullo scacchiere politico nazionale. Nel 2001, due anni dopo la sua caduta, ha definitivamente adottato una logica di riconquista del potere, che, secondo lui, gli spettava di diritto essendogli stato consegnato dal “padre dell’indipendenza” Houphouët-Boigny poco prima della propria morte. Da allora, cerca in tutti i modi di tornare a capo del paese ed il prossimo scrutinio è la sua ultima chance di presentarsi, prima di superare il limite d’età stabilito dalla Costituzione. In quest’ottica, la sconfitta non è ammessa da quest’uomo, che, prima di dirigere il Paese e fomentare l’odio interetnico con la sua enfatizzazione dell’ivoirité (la pura razza ivoriana, se mi passate l’espressione) e le leggi volte a reprimere il potere politico di ivoriani di origine straniera (soprattutto burkinabé, che in Costa d’Avorio sono sempre stati molto numerosi) e militari, ha dedicato tutta la vita all’impegno politico. Bédié è stato il primo ambasciatore negli Stati Uniti ed in Canada, poi, dal 1966 al 1977, ha diretto il Ministero degli Affari Economici e Finanziari, diventando in seguito deputato e sindaco di Daoukro e, a partire dal 1980, Presidente dell’Assemblea Nazionale. Un ciclo concluso con la presidenza della Repubblica di Costa d’Avorio, ma che Bédié, attualmente presidente del Parti Démocratique de Côte d’Ivoire – Rassemblement Démocratique Africain (PDCI-RDA), vuole riaprire. Per contrastare il FPI al potere, Bédié denuncia la disuguaglianza sociale, la concussione ed il nepotismo ai più alti livelli dello Stato e le sue prese di posizione hanno spesso personalizzato il dibattito politico, lanciando attacchi diretti unicamente a Laurent Gbagbo. Per attuare il suo piano di riconquista del potere, l’ex-Presidente della Repubblica ha riattivato i suoi comitati all’estero e si è circondato di personaggi di caratura internazionale, primo fra tutti Daniel Kablan Duncan, ex-Primo Ministro e persona dalla reputazione di uomo onesto e determinato.
Nonostante la repressione politica ed il clima di violenza istituzionale del periodo, oggi molti ivoriani rimpiangono l’“era Bédié”, un’epoca certo segnata da tensioni quotidiane, ma non da “squadroni della morte”, assassini politici e ribellione. Bédié ed i suoi partigiani stimano che il suo percorso politico sia stato deviato in maniera iniqua e forzata e la sua vittoria le presidenziali sarebbe, in definitiva, il giusto ritorno alla normalità. La realtà, però, è cambiata e, nonostante Bédié – malgrado le critiche contro la sua passata presidenza – goda ancora di un grande favore presso l’etnia Akan (che rappresenta circa il 40% della popolazione), il PDCI-RDA non è più al potere da 9 anni e le finanze del partito, un tempo rimpinguate dalle casse di Stato, restano insufficienti per fronteggiare il partito di Gbagbo e fare una campagna alla sua altezza per sperare di vincere le presidenziali. Ciononostante, la stanchezza degli ivoriani nei confronti della guerra e la constatazione della crescente pauperizzazione del loro Paese potrebbero essere dei fattori a suo vantaggio.
Ma la partita non è ancora chiusa, perchè le voci dell’opposizione si dividono tra Bédié ed il Rassemblement des Républicains (RDR) di Alassane Dramane Ouattara.
Nonostante la repressione politica ed il clima di violenza istituzionale del periodo, oggi molti ivoriani rimpiangono l’“era Bédié”, un’epoca certo segnata da tensioni quotidiane, ma non da “squadroni della morte”, assassini politici e ribellione. Bédié ed i suoi partigiani stimano che il suo percorso politico sia stato deviato in maniera iniqua e forzata e la sua vittoria le presidenziali sarebbe, in definitiva, il giusto ritorno alla normalità. La realtà, però, è cambiata e, nonostante Bédié – malgrado le critiche contro la sua passata presidenza – goda ancora di un grande favore presso l’etnia Akan (che rappresenta circa il 40% della popolazione), il PDCI-RDA non è più al potere da 9 anni e le finanze del partito, un tempo rimpinguate dalle casse di Stato, restano insufficienti per fronteggiare il partito di Gbagbo e fare una campagna alla sua altezza per sperare di vincere le presidenziali. Ciononostante, la stanchezza degli ivoriani nei confronti della guerra e la constatazione della crescente pauperizzazione del loro Paese potrebbero essere dei fattori a suo vantaggio.
Ma la partita non è ancora chiusa, perchè le voci dell’opposizione si dividono tra Bédié ed il Rassemblement des Républicains (RDR) di Alassane Dramane Ouattara.
Il RDR ha partecipato finora ad una sola elezione: le municipali del 2004, che ha vinto davanti al PDCI ed al FPI.
Ouattara, oltre al suo entourage di 21 politici di alto valore, può contare anche sulle sue relazioni internazionali, che potrebbero costringere il regime ivoriano ad organizzare un'elezione veritiera, trasparente e democratica. A Parigi le cose sono cambiate dalla partenza del Presidente Jacques Chirac nel 2007: i legami affettivi tra Houphouët-Boigny e Chirac quasi obbligavano quest'ultimo a preferire Bédié rispetto agli altri candidati: comunque Houphouët-Boigny era stato sei volte ministro durante la IV Repubblica e ministro di Stato nel 1958 in Francia… mica pizza e fichi!
Da parte sua, Ouattara era considerato un atlantista dai collaboratori di Chirac, ma, ciononostante, ha potuto tessere una buona rete di connessioni all'interno della classe politica francese: una "rubrica" riempita nel tempo passato come Primo Ministro della Costa d'Avorio dal 1990 al 1993, poi come direttore generale aggiunto al Fondo Monetario Internazionale con il francese Michel Camdessus come direttore generale. Inoltre, è amico di lunga data del presidente francese Nicolas Sarkozy, cosa che ha portato i suoi sostenitori a decretare che Ouattara ha la vittoria in pugno.
Alassane Dramane Ouattara ha anche amici miliardari, come Vincent Bolloré e Martin Bouygues in Francia e Georges Soros negli Stati Uniti, ma è soprattutto in Africa che conta numerosi sostenitori, come il presidente gabonese Omar Bongo, il burkinabé Blaise Compaoré, la liberiana Ellen Johnson-Sirleaf e l'ex-segretario generale dell'ONU, il ghanese Kofi Annan.
Quando diventò Primo Ministro nel 1990, un rapporto della Banca Mondiale indicava che "il 10% di privilegiati si accaparrava il 43% delle ricchezze" del Paese. Ouattara rimise velocemente gli ivoriani in carreggiata: obbligò i baroni del PDCI a pagare le tasse, ridusse drasticamente il carrozzone statale. E beneficiò di un opinione favorevole in seno alla popolazione. Ma questo esercizio di salubrità pubblica non piacque a tutti, a cominciare dai membri del suo partito, il PDCI. Inoltre, la voce che Houphouët-Boigny, che aveva modificato 17 volte l'articolo 11 della Costituzione per permettere a Bédié di succedergli, desiderasse affidare la propria successione a Ouattara, non fece che aggiungere legna al fuoco.
Alla morte di Houphouët-Boigny, con Bédié presidente, il PDCI mise pubblicamente in causa la nazionalità di Ouattara: i media si scagliarono contro "ADO il mossi" (la principale etnia del vicino Burkina Faso), l'amministrazione del PDCI-RDA lo accusò di aver imbrogliato sulla sua nazionalità ivoriana. Iniziò allora una guerra giuridica. All'epoca, e a più di 80 anni, la madre di Ouattara, Hadja Nabintou Cissé, venne sottoposta dalla polizia ad un interrogatorio di oltre quattro ore con la questione ricorrente "Alassane Ouattara è davvero suo figlio?". L'ultima frontiera della morale politica.
Ouattara, oltre al suo entourage di 21 politici di alto valore, può contare anche sulle sue relazioni internazionali, che potrebbero costringere il regime ivoriano ad organizzare un'elezione veritiera, trasparente e democratica. A Parigi le cose sono cambiate dalla partenza del Presidente Jacques Chirac nel 2007: i legami affettivi tra Houphouët-Boigny e Chirac quasi obbligavano quest'ultimo a preferire Bédié rispetto agli altri candidati: comunque Houphouët-Boigny era stato sei volte ministro durante la IV Repubblica e ministro di Stato nel 1958 in Francia… mica pizza e fichi!
Da parte sua, Ouattara era considerato un atlantista dai collaboratori di Chirac, ma, ciononostante, ha potuto tessere una buona rete di connessioni all'interno della classe politica francese: una "rubrica" riempita nel tempo passato come Primo Ministro della Costa d'Avorio dal 1990 al 1993, poi come direttore generale aggiunto al Fondo Monetario Internazionale con il francese Michel Camdessus come direttore generale. Inoltre, è amico di lunga data del presidente francese Nicolas Sarkozy, cosa che ha portato i suoi sostenitori a decretare che Ouattara ha la vittoria in pugno.
Alassane Dramane Ouattara ha anche amici miliardari, come Vincent Bolloré e Martin Bouygues in Francia e Georges Soros negli Stati Uniti, ma è soprattutto in Africa che conta numerosi sostenitori, come il presidente gabonese Omar Bongo, il burkinabé Blaise Compaoré, la liberiana Ellen Johnson-Sirleaf e l'ex-segretario generale dell'ONU, il ghanese Kofi Annan.
Quando diventò Primo Ministro nel 1990, un rapporto della Banca Mondiale indicava che "il 10% di privilegiati si accaparrava il 43% delle ricchezze" del Paese. Ouattara rimise velocemente gli ivoriani in carreggiata: obbligò i baroni del PDCI a pagare le tasse, ridusse drasticamente il carrozzone statale. E beneficiò di un opinione favorevole in seno alla popolazione. Ma questo esercizio di salubrità pubblica non piacque a tutti, a cominciare dai membri del suo partito, il PDCI. Inoltre, la voce che Houphouët-Boigny, che aveva modificato 17 volte l'articolo 11 della Costituzione per permettere a Bédié di succedergli, desiderasse affidare la propria successione a Ouattara, non fece che aggiungere legna al fuoco.
Alla morte di Houphouët-Boigny, con Bédié presidente, il PDCI mise pubblicamente in causa la nazionalità di Ouattara: i media si scagliarono contro "ADO il mossi" (la principale etnia del vicino Burkina Faso), l'amministrazione del PDCI-RDA lo accusò di aver imbrogliato sulla sua nazionalità ivoriana. Iniziò allora una guerra giuridica. All'epoca, e a più di 80 anni, la madre di Ouattara, Hadja Nabintou Cissé, venne sottoposta dalla polizia ad un interrogatorio di oltre quattro ore con la questione ricorrente "Alassane Ouattara è davvero suo figlio?". L'ultima frontiera della morale politica.
Fu proprio per sbarrargli la strada delle presidenziali del 1995 che Henri Konan Bédié inventò il concetto di ivoirité, la cui conseguenza è stat oil degradamento del clima sociopolitico. Inoltre, accusò Ouattara di aver progettato un colpo di Stato "dolce" per prendere il suo posto alla morte di Houphouët-Boigny e lo minacciò di arresto per "insubordinazione". Infine Bédié lo accusa di essere anche dietro il putsch che l'ha cacciato dal potere nel 1999.
Il socialista "oppositore storico" Laurent Gbagbo ha anch'egli dei conti in sospeso con Bédié e Ouattara: quando era stato arrestato nel 1991 nel corso di una marcia di protesta, i due uomini erano rispettivamente Presidente dell'Assemblea Nazionale e Primo Ministro.
Oggi, Bédié e Ouattara sono uniti nel denunciare il regime di Gbagbo, colpevole, secondo loro, del carnaio scoperto nel 2000 nella comune di Yopougon vicino Abidjan (57 corpi, per la maggior parte crivellati di pallottole) e soprattutto del deterioramento della vita politica. Lo accusano inoltre di aver cercato di assassinarli durante i moti del 19 settembre 2002, data dello scoppio della crisi politico-militare, ma di non essere riuscito nell'intento solo perché i due si erano rifugiati presso dei diplomatici.
Il socialista "oppositore storico" Laurent Gbagbo ha anch'egli dei conti in sospeso con Bédié e Ouattara: quando era stato arrestato nel 1991 nel corso di una marcia di protesta, i due uomini erano rispettivamente Presidente dell'Assemblea Nazionale e Primo Ministro.
Oggi, Bédié e Ouattara sono uniti nel denunciare il regime di Gbagbo, colpevole, secondo loro, del carnaio scoperto nel 2000 nella comune di Yopougon vicino Abidjan (57 corpi, per la maggior parte crivellati di pallottole) e soprattutto del deterioramento della vita politica. Lo accusano inoltre di aver cercato di assassinarli durante i moti del 19 settembre 2002, data dello scoppio della crisi politico-militare, ma di non essere riuscito nell'intento solo perché i due si erano rifugiati presso dei diplomatici.
Aldilà di questi rancori, saranno tre scuole politiche ad affrontarsi: quella degli "ereditieri" incarnati da Henri Konan Bédié, quella degli oppositori di lunga data che a volte hanno pagato con la vita simboleggiati da Laurent Gbagbo ed infine la scuola di coloro che hanno appreso la pratica democratica in Occidente, i cosiddetti "tecnocrati", rappresentati da Alassane Ouattara.
Sarà interessante vedere che piega prenderanno le alleanze nel caso di un secondo turno di voto… Se eventualmente Gbagbo non andasse al secondo turno, Alassane Ouattara non potrebbe comunque contare sui voti del FPI. Ouattara e Bédié sono alleati nel quadro di una piattaforma politica chiamata Rassemblement des Houphouëtistes pour la Démocratie et la Paix (RHDP), quindi, a meno di giochi sporchi da parte di Bédié, nel caso il secondo turno di votazioni fosse tra Gbagbo e Ouattara, quest'ultimo dovrebbe ricevere i voti del PDCI.
E Soro? Avendo avuto rapporti stretti con tutti e tre i candidati, finora il Primo Ministro non si è sbilanciato, ma presto dovrà prendere una posizione. Staremo a vedere…
Per ora… si accettano scommesse.
Sarà interessante vedere che piega prenderanno le alleanze nel caso di un secondo turno di voto… Se eventualmente Gbagbo non andasse al secondo turno, Alassane Ouattara non potrebbe comunque contare sui voti del FPI. Ouattara e Bédié sono alleati nel quadro di una piattaforma politica chiamata Rassemblement des Houphouëtistes pour la Démocratie et la Paix (RHDP), quindi, a meno di giochi sporchi da parte di Bédié, nel caso il secondo turno di votazioni fosse tra Gbagbo e Ouattara, quest'ultimo dovrebbe ricevere i voti del PDCI.
E Soro? Avendo avuto rapporti stretti con tutti e tre i candidati, finora il Primo Ministro non si è sbilanciato, ma presto dovrà prendere una posizione. Staremo a vedere…
Per ora… si accettano scommesse.
Per la Mente (Libri):
Les soleils des indépendances (Ahmadou Kourouma, non so se questo libro è stato tradotto in italiano);
En attendant le vote des bêtes sauvages (Ahmadou Kourouma, questo libro è stato pubblicato in italiano – se non sbaglio dalle edizioni e/o – con il titolo Aspettando il voto delle bestie selvagge);
Allah n'est pas obligé (Ahmadou Kourouma, anche questo libro è stato pubblicato in italiano dalle edizioni e/o – credo – con il titolo Allah non è mica obbligato);
Carnets de prison (Bernard Binlin Dadié);
Climbié (Bernard Binlin Dadié);
Une vie de crab (Tanella Boni);
Matins de couvre-feu (Tanella Boni);
Elle sera de jaspe et de corail (Werewere Liking);
La mémoire amputée (Werewere Liking)
Les soleils des indépendances (Ahmadou Kourouma, non so se questo libro è stato tradotto in italiano);
En attendant le vote des bêtes sauvages (Ahmadou Kourouma, questo libro è stato pubblicato in italiano – se non sbaglio dalle edizioni e/o – con il titolo Aspettando il voto delle bestie selvagge);
Allah n'est pas obligé (Ahmadou Kourouma, anche questo libro è stato pubblicato in italiano dalle edizioni e/o – credo – con il titolo Allah non è mica obbligato);
Carnets de prison (Bernard Binlin Dadié);
Climbié (Bernard Binlin Dadié);
Une vie de crab (Tanella Boni);
Matins de couvre-feu (Tanella Boni);
Elle sera de jaspe et de corail (Werewere Liking);
La mémoire amputée (Werewere Liking)
Per le Orecchie (Musica): la musica ivoriana è attualmente una delle più quotate del continente e le nuove tendenze (zouglou e, soprattutto, coupé-décalé) vengono ormai "copiate" in molti altri Paesi dell'Africa Nera. Ma anche il reggae ivoriano va molto forte, graze alle star Alpha Blondy e Tiken Jah Fakoly, conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo.
Alpha Blondy
Tiken Jah Fakoly
Magic System (vi giuro, sono passata indenne da tutte le varie "manie da boyband": Take That, Backstreet Boys, 'Nsync mi hanno lasciato completamente indifferente, ma loro… li ADORO! Saaaaraaaa, il CIDDÌ!!!)
Dobet Gnahoré
Douk Saga
Espoir 2000
Jean-Jacques Kouamé
Ernesto Djédjé
Aïcha Koné
Yelemba D'Abidjan
Le Zagazougou
Angelo
Zo Gang
Alpha Blondy
Tiken Jah Fakoly
Magic System (vi giuro, sono passata indenne da tutte le varie "manie da boyband": Take That, Backstreet Boys, 'Nsync mi hanno lasciato completamente indifferente, ma loro… li ADORO! Saaaaraaaa, il CIDDÌ!!!)
Dobet Gnahoré
Douk Saga
Espoir 2000
Jean-Jacques Kouamé
Ernesto Djédjé
Aïcha Koné
Yelemba D'Abidjan
Le Zagazougou
Angelo
Zo Gang
Per gli Occhi (Cinema):
Adanggaman Roi Nègre (Roger Gnoan M'Bala);
Au nom du Christ (Roger Gnoan M'Bala);
Bouka (Roger Gnoan M'Bala);
Le 6ème doigt (Henri Duparc);
Caramel (Henri Duparc);
Wariko, le gros lot (Fadika Kramo-Lancine)
Adanggaman Roi Nègre (Roger Gnoan M'Bala);
Au nom du Christ (Roger Gnoan M'Bala);
Bouka (Roger Gnoan M'Bala);
Le 6ème doigt (Henri Duparc);
Caramel (Henri Duparc);
Wariko, le gros lot (Fadika Kramo-Lancine)
Per la Bocca (Cibo):
Kedjenou (salsa speziata di carne ed ortaggi);
Yam al forno (con uova, burro, noce moscata e cannella);
Calalou (zuppa di verdure e carne di manzo, pollo o pesce);
Aloko (banane fritte)
Kedjenou (salsa speziata di carne ed ortaggi);
Yam al forno (con uova, burro, noce moscata e cannella);
Calalou (zuppa di verdure e carne di manzo, pollo o pesce);
Aloko (banane fritte)
Per il Cuore (Arte):
Gilbert G. Groud
Gilbert G. Groud
colonna sonora: Bouger Bouger (Magic System)