l'altra sera leggevo su Jeune Afrique l'editoriale di Béchir Ben Yahmed dal titolo Etonnant et Heureux e come al solito mi ha fatto riflettere, tanto che lo traduco (malamente) e lo trascrivo in toto:
"Fate l’esperienza di gettare un’occhiata sul mondo della politica: lo spettacolo che propone in questa fine di luglio 2008 vi lascerà la curiosa impressione di essere ancora al... XX secolo: oggi somiglia violentemente a ieri...
Come voi, anch’io credevo che il XXI secolo – sono già otto anni – sarebbe stato quello dell’uguaglianza tra uomini e donne. Come voi, mi rallegravo della prospettiva di vedere il sesso debole ed oppresso smettere di esserlo e metà dell’umanità rompere le sue catene millenarie.
Saremmo entrati in un’epoca nuova, nella quale le donne sarebbero state istruite come gli uomini, avrebbero acceduto alle funzioni più alte ed avrebbero occupato la metà delle posizioni, comprese le più elevate; esse avrebbero ricevuto le stesse remunerazioni degli uomini e le stesse distinzioni, premi Nobel inclusi.
Sapevamo, ovviamente, come ha detto un uomo – un cinese -, che "un viaggio di mille chilometri comincia da un primo passo" e che l’uguaglianza-parità tra uomini e donne c’avrebbe messo del tempo ad installarsi in città. Ma, lo constatiamo, il paesaggio politico mondiale di questo mese di luglio 2008 non riflette alcuna evoluzione della società in tale direzione. Perché ció che si presenta sotto i nostri occhi non è un modello di parità – né di urto – tra le donne e gli uomini. Ne è un altro, molto diverso, di totale incomprensione, addirittura di dissonanza, tra, da una parte, quello che chiamiamo ancora l’Occidente – gli europei dell’ovest e gli americani del nord (senza il Messico) – e, dall’altra, il resto del mondo. Se poniamo sotto la nostra lente d’ingrandimento l’universo della politica mondiale, non vediamo muovervisi in effetti che degli uomini, o quasi. La cancelliera tedesca fa del suo meglio, ma è proprio sola!
Qual’è la personalità politica più rispettata al mondo? Nelson Mandela, incontestabilmente: ció si è visto di nuovo, molto di recente, in occasione del suo 90esimo compleanno. E la personalità politica più popolare, nel suo Paese come nel resto del pianeta, quella che suscita le maggiori speranze? Barack Obama, senza alcun dubbio: lo indicano i sondaggi ed il suo viaggio in Medio Oriente ed in Europa ne offre la conferma più bella. Il primo, Mandela, è al crepuscolo di una vita piena; il secondo, Obama, all’alba di una carriera che preghiamo perché mantenga le sue promesse. Entrambi sono uomini: dov’è dunque la parità uomo-donna?
Di certo non vi è sfuggito che il primo è africano di razza nera e che il secondo è un afro-americano considerato un nero (dai bianchi come dai neri), benché sia meticcio (di madre bianca). È certamente sorprendente e piacevole: ma, nell’anno 2008, sul piano della politica mondiale, nonostante resti indietro e sia l’ultima ruota del carro, il continente africano dà al mondo della politica, direttamente ed indirettamente, le sue due personalità più grandi, quelle che pesano e contano maggiormente!
Ma proseguiamo il nostro giro del mondo: non troveremo donne, vedrete! In compenso, incontreremo, al sud come al nord del pianeta, degli uomini politici che non vorreste avere tra i vostri amici... Già da alcuni mesi i dirigenti euro-americani hanno identificato e designato le loro "bestie nere". Sono africane, anch’esse, e si chiamano Robert Mugabe, presidente (mal) rieletto dello Zimbabwe, e Omar el-Beshir, presidente (ancora più male eletto) del Sudan.
A Jeune Afrique, noi non abbiamo grande stima per questi due dirigenti. Da parte mia, penso che Mugabe abbia perduto da parecchi anni, ed ancor di più nel 2008, la legittimità che ha potuto avere e che el-Beshir non l’abbia mai avuta: egli gestisce molto male e da troppo tempo un Paese sfortunato in cui – ampiamente per colpa sua – una guerra civile segue l’altra. Ma noi pensiamo anche che questi due uomini politici non meritano né l’onore né l’infamia di essere stigmatizzati come sono. Quegli stessi dirigenti euro-americani che li subissano d’ingiurie e li sommergono del loro disprezzo, rispettano o addirittura vezzeggiano ben altri dittatori di uguale turpitudine ma che, loro, piegano la schiena, astenendosi da atti ostili, e pesano le proprie parole.
Detto questo, io mi domando da parecchio tempo perché i dirigenti dei Paesi del Terzo Mondo si astengano con molta cura dall’emettere il minimo giudizio negativo sui loro omologhi del nord, quando lo meriterebbero. Capisco la loro prudenza, ma perché non abbiamo, anche noi, il diritto di avere le nostre "bestie nere"?
Guardando da sud verso nord, non possiamo non "storcere il naso" nel caso di due uomini di governo che sono, a mio avviso, la vergogna della politica. Che siano stati entrambi eletti – e rieletti – non impedisce di dire che non dovrebbero essere alla testa di una grande democrazia. Voglio parlare di: - Silvio Berlusconi, uomo d’affari corruttore e senza scrupoli, che, dopo essersi arricchito, è riuscito a mettere le mani su uno dei grandi Paesi dell’Unione Europea. Questo gli permette di fare delle leggi – ed ottenere che siano votate! – per non dover subire il rigore di quelle a cui passa sopra. – George W. Bush. L’autore americano di un libro di successo vuole farlo giudicare per l’uccisione di 300.000 irakeni e di 4.000 americani. Un generale americano (in pensione), Antonio Taguba, in un rapporto ufficiale, gli imputa dei crimini di guerra su dei prigionieri: secondo il calcolo stabilito da questo generale, un terzo dei detenuti nelle prigioni americane in Afghanistan, in Iraq o a Guantanamo non hanno nulla a che vedere con il terrorismo e cento di essi si sono suicidati o sono morti in seguito alle atrocità ed alle torture subite. Al termine della sua inchiesta, il generale Taguba conclude: "La questione non è sapere se l’amministrazione Bush ha commesso dei crimini di guerra, ma solamente se coloro che hanno dato l’ordine di impiegare la tortura saranno ritenuti responsabili." Non si puó essere più atroci.
Io, io dico, e spero che voi condividiate il mio sentimento, che le turpitudini dei Sigg. Berlusconi e Bush li rendono passibili – anche loro – della Corte Penale Internazionale (CPI): essi non sono stati eletti per trasgredire la morale e le leggi."
per chi volesse leggere l'originale in francese, si trova sul blog di B. B. Y. sul sito di Jeune Afrique.