Monday, August 18, 2008

Di nuovo sulla Mauritania.

torno di nuovo sull’argomento Mauritania con un ritratto del presidente (destituito) Abdallahi fatto da Marwane Ben Yahmed su Jeune Afrique dal titolo “Il Caso Abdallahi”.


"Sidi Ould Cheikh Abdallahi finirà per diventare, a malincuore, esparto di colpi di stato. Era già stato tra le vittime del putsch che, il 10 luglio 1978, destituì Moktar Ould Daddah, del quale era ministro. Trent’anni più tardi, la Storia si ripete: il 6 agosto 2008, quando occupa la funzione di Capo dello Stato da soli 16 mesi, viene rovesciato da uno squadrone di militari (vedi l’indagine del nostro inviato speciale pp. 12-15 – qui il link in francese, n.d.t.), gli stessi che avevano messo fine al regime di Maaouiya Ould Taya, il 3 agosto 2005. Il calore estivo in Mauritania sembra decisamente propizio alle azioni di forza…
Nel 2005, nessuno aveva davvero rimpianto la caduta di Ould Taya, dittatore autoritario sul serio, arrivato egli stesso al potere in seguito ad un golpe nel 1984. Oggi, fortunatamente, la reazione della comunità internazionale è tutt’altra. Condanne e minacce di sanzioni piovono sul generale Mohamed Ould Abdelaziz, il nuovo uomo forte di Nouakchott, ed i suoi complici. Di nuovo, bisognerà aggiungere gli atti alle parole…
Si possono rimproverare molte cose a Sidi Ould Cheikh Abdallahi. Tra le principali critiche espresse dai suoi detrattori, la sua gestione ambigua della minaccia terrorista e la sua incapacità di rispondere alle attese di una popolazione di fronte al costo della vita. La sua ingenuità relativa e la sua presunta debolezza, che da parte sua qualificava come “il prezzo da pagare per la democrazia”. Ma gli argomenti presentati per destituire “Sidi”, tanto dai membri dell’ “Alto Consiglio di Stato” – che affermano di voler “salvare il Paese” (vedi intervista a Mohamed Ould Abdelaziz pp. 14-15 - qui il link in francese, n.d.t.) – quanto da una parte della classe politica – alla quale la prospettiva di posti ministeriali o nell’alta amministrazione fa perdere qualsiasi decenza, al punto di condannare alle Gemonie oggi colui che incensava ieri – sono per lo meno pretestuosi.
Sidi Ould Cheikh Abdallahi è stato eletto e, secondo tutti – osservatori internazionali ed opposizione -, eletto bene. La sua elezione costituiva un motivo d’orgoglio per l’Africa. La Mauritania era citata da esempio. Il colonnello Ely Ould Mohamed Vall, che ha guidato la transizione tra l’agosto 2005 ed il marzo 2007, ha acquisito la statura di democratico e di saggio. Nel momento in cui queste righe vengono scritte (la rivista è uscita il 10 agosto – n.d.t.), non si è ancora espresso sulla situazione del suo Paese. Raggiunto al telefono in Irlanda, dove si trovava mentre i suoi vecchi colleghi mettevano “Sidi” agli arresti, ci ha spiegato di non voler reagire precipitosamente. Ma se c’è un parere che conta e che peserà fino in fondo, è proprio il suo.
Speriamo che il torpore del mese di agosto non domi la determinazione di coloro che rimangono attaccati ai princìpi democratici. In caso contrario, questo sarebbe un segnale estremamente negativo che invierebbero i dirigenti africani. Dopo la crisi keniana e quella dello Zimbabwe, il continente non aveva veramente bisogno di questa."


per chi volesse leggere l'originale in francese, posto qui il link.

qui, invece, tutte le novita' sulla Mauritania dal sito di Jeune Afrique.

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