Saturday, August 16, 2008

Oltre il Velo - Delle relazioni di genere nel Mediterraneo

Disclaimer: attenzione, il contenuto di questo post e' estremamente noioso.

io vi ho avvertito...


E mo beccateve 'sto papiello!
(citazione a metà tra il film La Guerra degli Antò ed i commenti di Alex… ;-P )


Prima di tutto è il caso di fare un po' di storia sul tema della condizione femminile nei Paesi musulmani per mettere in luce cose che i media non ci dicono quando ci mostrano il trattamento riservato alle donne afghane dai Talebani spacciandocelo come "Islam" o peggio come "la segregazione della donna imposta dal Corano".
Sono balle.

Innanzitutto ci tengo a precisare che il Paese con il più elevato numero di musulmani è l'Indonesia (davvero? Sì, davvero!), dove l'Islam non si è diffuso con la spada e la guerra santa, bensì grazie ai traffici commerciali tra l'isola e le aree già islamizzate della Penisola Araba e dell'India, e che anche India e Cina presentano importanti comunità musulmane (e non venitemi a dire che questi sono Paesi in cui le donne sono discriminate più di quanto non lo siano in Italia…). Non parlerò di questi Paesi comunque, ma esclusivamente dei Paesi del Medio Oriente e Nord Africa di lingua araba, più di tre Paesi dell'area centro-asiatica che mi interessano particolarmente e che ritengo, a modo loro, peculiari per l'Islam: Iran, Afghanistan e Pakistan.

Probabilmente non ce ne rendiamo conto, ma la sottomissione della donna nei confronti dell'uomo non è una peculiarità del mondo arabo-islamico, ma del mondo mediterraneo, quindi secondo me è opportuno introdurre un concetto più ampio di "circummediterraneità", se così si può dire. A pensarci bene (pensateci bene, mi raccomando!), infatti, per secoli le due sponde del Mare Nostrum hanno avuto comportamenti simili nel trattare "questioni di genere": pensiamo alla suddivisione tra spazio pubblico (riservato agli uomini) e spazio privato (destinato alle donne), all'importanza della verginità femminile prematrimoniale ed al conseguente valore quasi sacrale che l'imene e la deflorazione assumono nella prima notte di nozze, alla sottomissione del piacere femminile a quello maschile e così via.
In tutto il bacino mediterraneo, o meglio nella zona anticamente definita con il termine "Oikumene" (termine greco classico che indicava il mondo abitato, o "civilizzato", ovvero un territorio che occupava la regione tra il Mediterraneo e le isole del Sud-Est asiatico consistente largamente di città a base agricola connesse tra loro attraverso il commercio e lo scambio culturale), regna una mentalità che fa sì che il processo di civilizzazione abbia al suo culmine la rispettabilità dell'adulto maschio e che si fondi sul controllo della sessualità e sulla distinzione dei ruoli di genere. Confondere i ruoli di genere (comportamenti, spazi e destini assegnati a uomini e donne) porta a confondere i ruoli sessuali. Tutto ciò va contro il modello di normalità, sia nel comportamento sessuale che sociale: vengono definite "contro natura" l'omosessualità, la masturbazione ed anche ogni pratica eterosessuale che neghi la fecondazione e che suggerisca rapporti uomo-donna che non rispecchiano il modello della subordinazione della seconda al primo (la fecondazione è stato per secoli uno strumento di controllo dell'uomo sulla donna). Perciò è contronatura anche che una donna abbia potere (chi ricorda quando sono state proposte le "quote rosa" in Parlamento e l'avvocato Giulia Buongiorno ha detto di essere a favore di più donne in parlamento, a patto che queste donne avessero "le competenze necessarie" per sedere sugli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama? Questo è giusto, ma allora perchè non si chiede che anche i parlamentari di sesso maschile dimostrino di avere tali "competenze"?), o, in alcuni ceti anche solo un lavoro (e per secoli le donne che hanno avuto un lavoro significativamente erano quelle appartenenti alle classi inferiori, "meno civilizzate"), o che un uomo si mostri vulnerabile ai sentimenti.

Le relazioni sessuali nel bacino del Mediterraneo hanno storicamente articolato delle gerarchie sociali, ovvero posizioni sociali dominanti e subordinate: gli uomini adulti in cima alla scala sociale, donne, ragazzi e schiavi al di sotto. Il sesso, cioé la penetrazione, aveva luogo tra uomini adulti, liberi, dominanti, e subordinati socialmente inferiori: mogli, concubine, ragazzi, prostitute e schiavi (di sesso maschile e femminile). Ciò che era in gioco non era la mutualità tra partner, bensì il raggiungimento del piacere dell'uomo adulto attraverso la dominazione. I rapporti sessuali non sono dunque che rapporti di potere: le categorie dominante/subordinato e uomo/donna sono entrambe strutture di potere, che posizionano attori sociali come potenti o privi di potere.

Questa perdita della superiorità della donna sull'uomo (e con essa la sottomissione del piacere femminile a quello maschile) è avvenuta millenni fa, esattamente nel momento in cui si è avuta la transizione da società nomadiche di tipo pastorale (nelle quali il primato era tipicamente femminile) a società sedentarie di tipo agricolo: in quel momento il patriarcato rimpiazzò le società claniche matrilineari. Le donne persero così il loro potere e furono sottomesse a delle leggi alle quali gli uomini non dovevano obbedire. Infatti, a ben guardare, la maggioranza delle popolazioni nomadi (per esempio i Tuareg sahariani o la tribu' degli uomini-fiore in Arabia Saudita) sono tuttora di tipo matrilineare e le donne non sono solo il fulcro della vita del clan, ma anche coloro che tramandano il nome, il titolo nobiliare e l'eredità ai figli. Questo perché il materialismo, il possesso e la proprietà tendono a confortare la dominazione maschile, esercitando l'assoggettamento delle donne.

Questo tipo di "sessualità transmediterranea", fiorita nella Grecia antica (gineceo dice nulla?) è stata assimilata dai Romani che l'hanno a loro volta "esportata" nei territori da loro colonizzati ed è arrivata fino in India tramite le conquiste di Alessandro Magno. Le spedizioni navali del '500 e '600 hanno provveduto a recapitarla poi anche nel "Nuovo Mondo".

E fin qui questo ha ben poco a che vedere con l'Islam.
Ma almeno ho capito perché per me è così difficile trovare un fidanzato… chi vorrebbe stare con una ragazza che ti rinfaccia tutto il tempo di essere un prodotto di retrograde rapporti di potere? ;-P


P.S.: il presente trattato (LOL) non è copiato né da Wikipedia né da un libro di uno studioso o di un professore, ma è il semplice frutto dei miei studi, quindi prendetelo un po' con le pinze e non come oro colato.
Per chi fosse interessato ai "Gender Studies" e volesse approfondire gli argomenti di cui ho parlato en passant nel post, consiglio:

- AA.VV., Power & Sexuality in the Middle East (MERIP Special Report 206, 1998);
- Abdelwahab Bouhdiba, La Sexualité en Islam;
- Andrea Cornwall & Nancy Lindisfarne (a cura di), Dislocating Masculinity: Comparative Ethnographies;
- Julia Epstein & Kristina Straub (a cura di), Body Guards: The Cultural Politics of Gender Ambiguity;
- Nikki R. Keddie & Beth Baron (a cura di), Women in Middle Eastern History. Shifting Boundaries in Sex and Gender.


3 comments:

Rouge said...

Post tutt'altro che noioso. Grazie per essere passata dalle mie parti.
Un saluto.

Bra said...

Forse i miei ricordi sono sbiaditi, ma mi sembra di ricordare (le mie conoscenze sul mondo arabo sono limitate allo studio di "L'Islam" - di A. Bausani), che nel mondo arabo, le limitazioni alla libertà delle donne fossero in qualche modo "bilanciate" da un diverso rapporto di potere entro le mura domestiche.
Certo, il Corano non menziona tra i precetti nè il velo, nè la guerra santa. Il fatto che il vasto universo arabo sia sempre stato inglobato nell'etichetta dell'Islam è un esempio lampante di come l'uomo non sappia rapportarsi con la storia senza ricorrere a banali sintesi e semplificazione: il mondo islamico era già variegato pochi anni dopo la morte del Profeta, e col passare dei secoli si è creata una grande varietà di Islam, le cui diversità sono dipese e dipendono tutt'ora dall'interpretazione di imam e muftī che adattano la parola del Profeta all'attualità.

Il velo è stato spesso eletto dagli occhi degli occidentali come simbolo dell'oppressione islamica alle donne. Spesso è proprio così (tu giustamenti facevi l'esempio dei taleban), si tratta di una vile violenza. Altre volte però, per una donna islamica, vuoi per assecondare la tradizione, vuoi per una sua particolare devozione, portare il velo è una scelta sentita. In questo caso diventa una violenza impedire loro di indossarlo, ed una violenza diventa il comportamento di certe nostre figure pollitiche femminili che da un lato denunciano il velo come forma di oppressione maschilista e poi impediscono a donne devote col velo di entrare indisturbate a professare il loro culto.

Ciao, buon lavoro... Bra

clauds said...

@ Rouge:
grazie a te!


@ Bra:
infatti! come dicevo anche in un post di risposta a Mega 21 sul blog di Wil la donna nel mondo arabo e' il centro del potere "domestico" e tutte le decisioni concernenti la famiglia le spettano (direttamente o indirettamente). un po' com'era da noi 40 anni fa...
come dici tu, quello che mi preme sottolineare e' esattamente il fatto che l'Islam non e' il monolite che ci propinano i media, bensi' un mondo molto piu' eterogeneo e diversificato.
questo sarebbe stato (sara' ancora) l'argomento del prossimo post di "oltre il velo": come le diverse interpretazioni hanno dato luogo a diversi modi di trattare la stessa questione.
il velo non e' assolutamente uno strumento di oppressione della donna quando e' una scelta personale.
io stessa avolte metto il velo (se devo andare in posti "particolari") e non ci trovo niente di oppressivo, anzi, paradossalmente, a volte mi sento piu' libera indossandolo e schermandomi da occhiate non volute...
personalmente il velo lo sento piu' come un "abito tradizionale" quando non e' imposto come nel caso del burqa afghano o del chador in iran.
ma ci ritornero' sull'argomento...

certe "femministe a doppio senso" mi fanno solo ribrezzo...
eheh "l'Islam" di Bausani... che m'hai ricordato! direi che ci siamo passati proprio tutti! (il migliore "manuale per principianti" - e nemmeno troppo - sulla religione islamica...)

un caro saluto

clauds