Monday, October 27, 2008

La Grande Etiopia


Nome Ufficiale: የኢትዮጵያ ፌዴራላዊ ዲሞክራሲያዊ ሪፐብሊክ (traslitterazione dei quadratini: Ityop'iya Federalawi Demokrasiyawi Ripeblik – traduzione: Repubblica Democratica Federale d'Etiopia)
Capitale: Addis Ababa
Superficie: 1.104.300 km²
Popolazione (2007): 79,3 milioni (fonte: World Bank)
Popolazione urbana (2006): 16% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Tasso d'analfabetismo (2007): 64,1% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Lingua: amharico (ufficiale), oromo, somalo, arabo, tigrino, bussa, afar, gurage, harari… oddio, mi sembra di stare ripassando filologia semitica… Peccato che Wikipedia mi dice che il ge'ez è il nome dell'alfabeto etiopico, mentre il pallosissimo libro che ci aveva appioppato la Cussini per l'esame spiegava che il ge'ez è una lingua del gruppo semitico parlata sugli altipiani dell'Etiopia. Diciamo che mi fido più della Cussini: Ca' Cappello rulez!
Religione: Cristianesimo (Copti), Islamismo, Ebraismo (ormai in Etiopia è rimasta un'esigua minoranza di falasha, ebrei etiopi che dicono di discendere dal Re Salomone e dalla Regina di Saba. La maggior parte di loro è stata mandata in Israele in cambio di armi israeliane usate dall'Etiopia per combattere i ribelli eritrei. Quando si dice la religione…)
Gruppi etnici: Ahmara, Tigré, Oromo, Afar, Sidamo…
PIL (2007): 15,9 miliardi USD (fonte: World Bank e IMF)
Indipendente dall'Italia dal 27 novembre 1941 (anche qui ci sarebbe da discutere, che, a parte la breve dominazione fascista, l'Etiopia è stata un regno indipendente per oltre due millenni)
Capo di Stato: Girma Wolde Giorgis (in carica dalle elezioni del giugno 1995)
Wikipedia Link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Etiopia

L’Etiopia è uno dei paesi africani che più mi affascina. Si mormora che qui si trovava il mitico regno di Saba di cui parla la Bibbia. La famosa regina di questo regno ha molti nomi, ma che voi la chiamiate Sheba, Saba, Makeda o Bilqis è indissolubilmente legata a Re Salomone. Gli etiopi credono infatti che dall’unione di questi due grandi monarchi sia nato il glorioso regno di Axum, uno dei più potenti dell’antichità. Ad Axum è anche stata riportata la celeberrima stele, rubata dai fascisti dopo la conquista dell’Etiopia nel 1935. Ci causa grande vergogna e infamia ricordare la conquista dell’Etiopia ad opera fascista, come l’operato del viceré Rodolfo Graziani o quello di Badoglio, che ha usato i gas irpini quando questi erano vietati dalle convenzioni internazionali. Tutto sommato, però, se a mia nonna l’Etiopia può ricordare una certa terribile canzone colonialista, a me ricorda di più i mezzofondisti alle Olimpiadi. L’Etiopia è il paese dei negus, gli imperatori. Sì, perché sebbene l’Etiopia sia stata conquistata dall’Italia fascista, è sempre stato un paese con mire imperiali, basti notare le sue politiche in materia di confini. L’Etiopia ha dato i natali alla parola ras, che designava in origine i signori feudali etiopici, ma che dopo la conquista dell’Etiopia è diventata sinonimo di capo di squadra d’azione fascista. L’Etiopia è anche, ovviamente, il paese simbolo della cultura rastafari, il cui nome deriva da Ras Tafari, cioè l’imperatore d’Etiopia Haile Selassie I, che secondo alcuni credenti era la reincarnazione di Gesù.

Questa bellissima introduzione me l'ha inviata Stefania, che ringrazio dal profondo del cuore (e non solo per l'introduzione e per il tempo che ha impiegato per scriverla): volutamente non ho cambiato neanche una virgola perché la sento molto "vicina" alle mie sensazioni e si tratta, parola più parola meno, di quello che avrei voluto scrivere io se fossi dotata di una prosa altrettanto fluida.
Rastafari, fondisti e mezzofondisti (quando ero adolescente e correvo i 5000 e le campestri il mio mito assoluto era Abebe Bikila… poi ho aggiunto anche Gebreselassie)… alle suggestioni aggiungerei solo l'amharico, che è una lingua che mi sarebbe sempre piaciuto imparare.
Giustamente la Stef accenna ai negus ed alle mire imperiali (ed imperialistiche) dell'Etiopia, che si riscontrano ancora oggi nei suoi controversi rapporti con i Paesi vicini.


Secondo Presidente della Repubblica Federale Democratica d'Etiopia democraticamente eletto dopo Negasso Gidada, l'8 ottobre 2007 Girma Wolde Giorgis è stato rieletto per ulteriori sei anni. L'avvenimento però è passato piuttosto inosservato. Ed a ragione, visto che in Etiopia la presidenza è un titolo puramente onorifico e chi concentra l'essenza del potere è il Primo Ministro, ovvero il "padre padrone" Meles Zenawi.
Inizialmente presidente ad interim, poi Primo Ministro eletto nel 1995, 2000 e 2005, Zenawi nel 2008 ha collezionato il suo 17° anno consecutivo al potere.

Tigré (del nord), 53 anni, ex-studente di medicina prima di darsi alla macchia nel 1974 e raggiungere i ribelli del Tigrayan Peoples' Liberation Front (TPLF), Zenawi ha saputo stabilizzare un Paese devastato dal "terrore rosso" di Menghistu Haile Mariam che ha fatto centinaia di migliaia di morti. Un tempo citato tra i dirigenti africani garanti di un certo "rinascimento democratico" e sostenuto da tutte le potenze occidentali, a partire dal 2005 il suo governo è stato oggetto di pesanti condanne da parte della comunità internazionale ed ha perso legittimità anche tra gli etiopi.
Le controverse elezioni del maggio 2005, infatti, hanno dato luogo a numerose manifestazioni represse nel sangue dalle autorità. Bilancio: 199 cittadini morti e 60000 arrestati, tra cui i leader dei principali partiti d'opposizione, con l'accusa di "oltraggio alla Costituzione". Poi, nel luglio 2007, 35 dei 38 membri dell'opposizione indagati per "complotto contro la Costituzione" ed "incitazione alla ribellione armata" sono stati condannati all'ergastolo. Tra loro, Hailu Shawel, capo del principale partito d'opposizione (la Coalition for Unity and Democracy), ed il sindaco eletto di Addis Ababa, Berhanu Nega. Qualche giorno dopo il verdetto i due sono stati graziati e liberati, facendo sorgere sospetti che tanta clemenza improvvisa sia stata ordinata dagli Stati Uniti, grande alleato dell'Etiopia. In seguito all'11 settembre 2001 gli USA forniscono ogni anno all'Etiopia un importante aiuto militare ed umanitario, adducendo la mtivazione che il Paese rappresenta un'isola di stabilità in una regione dominata da scontri armati. Più verosimilmente gli Stati Uniti hanno molto a cuore le sorti dell'Etiopia perché essa è il Paese più popoloso della regione e, ancora più importante, perché è l'unico Paese a maggioranza cristiana in un'area dominata dalla fede musulmana, spesso nelle sue componenti più radicali. Infatti, il governo di Washington ha bisogno dell'Etiopia per tenere sotto controllo la regione e nel 2007 ha accordato al Paese 200 milioni di euro per finanziare la lotta al terrorismo islamico. Che però non è l'unico "fronte di guerra" che l'Etiopia tiene aperto attualmente.
Sul piano interno, movimenti di opposizione armata, principalmente l'Ogaden National Liberation Front (ONLF) e l'Oromo Liberation Front (OLF), continuano nell'opera di destabilizzazione del governo, pur non costituendo una minaccia diretta.
Il 24 aprile 2007 l'ONLF aveva attaccato un sito petrolifero nell'est dell'Etiopia gestito dalla compagnia cinese Zhongyuan, filiale di Sinopec, uccidendo 74 persone. Al raid, che voleva essere un avvertimento alle multinazionali straniere operanti in una regione privata del suo "diritto all'autodeterminazione", l'esercito di Meles Zenawi (uno dei meglio equipaggiati del continente) ha risposto con una repressione violentissima nella regione interessata (chiamata Ogaden dagli autoctoni, ufficialmente Sud-Est, al confine con la Somalia): villaggi bruciati, assalti ai civili, donne violentate ed uomini torturati, blocco commerciale, arresti. Tutto ciò ha prodotto una crisi umanitaria non da poco causata dalle fughe e dalla carenza di cibo. Le attività della Croce Rossa e di Medecins sans Frontières sono state sospese e le due organizzazioni non sono state autorizzate a recarsi in zona, mentre numerosi giornalisti che seguivano la storia sono stati arrestati e deportati.

Non lontano dall'Ogaden, l'esercito etiope è implicato in un'altro conflitto che alla lunga potrebbe definirsi disastroso. Il 24 dicembre 2006 Zenawi ha infatti impegnato le sue truppe in Somalia al fianco del governo federale di transizione diretto da Abdallahi Yusuf Ahmed allo scopo di rovesciare i tribunali islamici al potere a Mogadishu. Non ci volle molto (con il sostegno logistico degli Stati Uniti che ne approfittarono per lanciare degli attacchi "mirati" contro dei siti che secondo loro servivano da rifugio a militanti di Al-Qaida), ma da allora la situazione sta assumendo i contorni di un incubo per l'esercito etiope, attaccato persino nelle zone urbane da militanti che ormai non esitano a ricorrere agli attacchi suicidi.
Ma ora è difficile per Zenawi ritirarsi: un ritiro unilaterale agli occhi dei ribelli somali apparirebbe come una ritirata, galvanizzandoli, ed il governo provvisorio non durerebbe più di un paio di giorni. Ed a questo punto il soccorso non arriverebbe né dall'Unione Africana (che nel quadro dell'Operazione "Amisom" ha schierato solo 1600 soldati ugandesi) né tantomeno dalle Nazioni Unite, che non vogliono veder ripetersi in alcun caso gli esiti catastrofici dell'Operazione "Restore Hope" del 1993. Il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-Moon infatti ha mandato un messaggio chiaro che le Nazioni Unite non corse al salvataggio dell'Etiopia, dicendo che l'ipotesi di un intervento in Somalia non è "fattibile né realistico", mentre il Sottosegretario Generale per gli Affari Umanitari John Holmes ha "consigliato" alle truppe etiopi di evitare "attacchi indiscriminati e sproporzionati che possano colpire i civili".

Impantanata in questi conflitti, l'Etiopia accusa l'Eritrea di Isaias Afewerki di attizzare il fuoco rifornendo di armi non solo i ribelli somali, ma anche l'ONLF e l'OLF.
Le relazioni con i cugini eritrei sono avvelenate anche a causa del rifiuto del governo di Zenawi di piegarsi, dal 2002, alla frontiera tracciata dalla Eritrea – Ethiopia Boundary Commission, che aveva in un primo momento accettato. La mobilitazione di forze da parte di Addis Ababa lungo la frontiera contesa ha esaperato i diplomatici internazionali che cercano di risolvere questa pericolosa impasse.
Ma a Zenawi non piacciono le critiche: sei diplomatici norvegesi sono stati espulsi dal Paese nell'agosto 2007 per "nuocere agli interessi dell'Etiopia" essendo intervenuti su questo dossier.

A chi lo critica, Zenawi risponde sottolineando le buone prestazioni economiche che l'Etiopia registra da quando il suo governo è al potere, citando un tasso annuo di crescita medio del 10,7% tra il 2003 ed il 2007 contro la media del 5,8% degli altri Paesi sub-sahariani.
La popolazione etiope però soffre ancora a causa di gravi carenze sociali: 3 milioni di etiopi ogni anno hanno bisogno di assistenza alimentare, l'aspettativa media di vita è di circa 43 anni, il consumo elettrico è pari a 30 KWh per abitante e l'acqua potabile è accessibile solo al 22% della popolazione (ultimo posto nella graduatoria dei Paesi africani, peggio anche della Somalia).
Con un aumento del budget militare del 16% (ovvero 36,5 milioni di euro supplementari), come farà il governo ad assicurare agli etiopi un miglioramento del livello di vita che vada di pari passo con la crescita economica?

Per la Mente (Libri). Anche la bibliografia è gentilmente a cura della bibliofila (o bibliomane? ;-P ) Stefania:
Regina di Fiori e di Perle – Gabriella Ghermandi (scrittrice e performer italo-etiope);
Tempo di Uccidere – Ennio Flaiano (romanzo storico sulla colonizzazione italiana in Etiopia);
Cera e Oro – Mauro Curradi (un viaggio in Etiopia);
Dal ventre della iena. Ricordi della mia Giovinezza in Etiopia - Nega Mezlekia;
Ebano - Ryszard Kapuscinski;
Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate - Ryszard Kapuscinski;
Negus – Angelo Del Boca (il nostro storico del colonialismo);
Lemn Sissay (un poeta inglese di origini etiopiche, spesso scrive sulla ricerca delle proprie origini);
Le Cose che Porta il Cielo - Dinaw Mengestu (autore americano-etiope il cui libro citato ha vinto il Guardian First Book Award)


Per le Orecchie (Musica). Non sapevo nulla della musica etiope (non sapevo neppure che esistesse) finché alla biblioteca dell’Institut du Monde Arabe non mi sono imbattuta nella serie Ethiopiques: per curiosità ho comprato un CD e… bello bello bello! Il sito è http://www.ethiopiques.info/ e la maggior parte degli artisti che cito nella lista è presente nella collezione:
Alemayehu Eshete
Mahmoud Ahmed
Gigi
Alegu Ama
Asnaketch Worku
Tilahun Gessesse
Teddy Afro
Ali Birra
Aster Aweke
Temesgen
Tedmak
Tadesse Alemu

Per gli Occhi (Cinema):
Vas, vis et deviens (Radu Mihaileanu – IT: Vai e vivrai. La storia di un bambino cristiano che dall'Etiopia viene portato in Israele nel corso dell'Operazione Mosé e che finge di essere un falasha. Lo so, lo so: è pura propaganda ebraica, ma a me 'sto film fa piangere ogni volta. E poi il bimbo che interpreta Shlomo è tenerissimo! Comunque l'avete visto di sicuro anche voi…);
Téza (Haile Gerima – premiato alla Mostra del Cinema di Venezia con il Premio Speciale della Giuria ed il premio per la Miglior Sceneggiatura);
Harvest: 3000 years (Haile Gerima);
Sankofa (Haile Gerima);
Adwa, an African victory (Haile Gerima);
Child of Resistance (Haile Gerima);
Cela s'appelle l'aurore (Yemane Demissié)


Per il Cuore (Arte):
Loulou Cherinet


Per la Bocca (Cibo):
Berberé (un misto di spezie piccantissime. Dai, ve l’ho già raccontata quella della Festa dei Popoli di Giavera…);
Injera;
Doro Wat (è il "pollo piccante" che il padre di Chef Kumalé ricorda della sua prigionia in Etiopia! … Dite che leggo troppi libri di cucina?);
Kitfo (manzo crudo macinato ed aromatizzato con nither kebbeh -burro chiarificato speziato- e spezie varie);
Fitfit (injera spezzettata condita con spezie: la colazione del campione… adesso ho capito come fanno i mezzofondisti: sono dopati di chilli!);
Dulet (trippa, fegato, manzo e peperoni accompagnati da injera e spezie piccanti… anche questo si mangia a colazione);
Tej (idromele aromatizzato con foglie e rametti polverizzati di una pianta di nome gesho);
Tella (birra tradizionale etiope, ricavata dalla fermentazione di teff e mais, o, in alcune regioni, sorgo, orzo o miglio, ed aromatizzata col gesho)



So che non c’entra nulla, ma non siete d’accordo con me che le donne etiopi sono tra le più belle al mondo? Io ogni volta che ne vedo una rimango incantata... Allora ecco una cosa che mi aveva scritto Stefania: “[...] secondo gli antichi greci, gli etiopi erano persone di una bellezza talmente straordinaria da essere adorati persino dagli dei. Secondo la mitologia greca, il colore scuro della loro pelle è dovuto al fatto che un giorno il sole si avvicinò troppo alla terra.”


Colonna sonora: Abay (Gigi)

9 comments:

Coq Baroque said...

Un documentario di ARTE' (magari ce l'avessimo noi una televisione cosi') intervistava gli ultimi stranieri che ancora abitavano in Etiopia. Inglesi in calzonici corti e schiavetto che teneva l'ombrello per fare ombra e italiani con nostalgie fasciste.
Paese affascinante. Una delle mie prossime mete.

Stefania - The Italian Backpacker said...

COQ: Mi sarebbe davvero piaciuto vedere quel documentario: anche a me l'Etiopia affascina molto!

CLAUDS: Grazie per aver scritto che la mia prosa è fluida, anche se io penso tutto il contrario.
Mannaggia, oggi volevo andare in un posto chiamato Africa Centre dove ci dovrebbe essere anche un ristorante nigeriano, ma stanno rinnovando tutto e quindi è chiuso a tempo indeterminato... Che palle!

clauds said...

@ Coq:
anche a me manca molto Arte', ma te la immagini una tv del genere in un posto come l'italia... mamma mia, quanti film in lingua originale mi sono vista e quanti documentari e balletti contemporanei e e e e... e' bellissima!
comunque ti invidio per il fatto che l'etiopia sara' la tua prossima meta...

@ Stef:
e' vero che la tua prosa e' fluida. a me piace molto come scrivi. fossi capace anch'io di dire cosi' tanto usando poche parole...
peccato per l'Africa Centre, ma se vai da Selfridge dovrebbe esserci una mostra fotografica sulla moda africana (o qualcosa del genere)...

un abbraccio

clauds

Uhurunausalama said...

La presenza degli usa non è mai senza uno scopo ben preciso; chissà se ci sarà mai un aiuto per questi popoli che non implichi circolazione di denaro e armi.
Un saluto!

Anonymous said...

infatti mi sa che è ora che dia una svolta alla mia vita, è ora che decido che persone considerare "amiche" e quali invece devo iniziare a lasciare perdere...

nella mia vita sorelli non so cosa ho realizzato non ho fatto molto.. poi lo sai.. quando si hanno momenti di "sconforto" si pensa sempre a quello che non si è fatto, a quello che potevo fare...
sono bella dentro e fuori ma puoi dirlo tu che sei mia sorella, puoi dirlo tu che da 22 anni abiti con me..non so chi lo merita, non posso saperlo...
non vorrei essere amica... ma alle volte non si può nemmeno quello..ci sono persone incompatibili destinate a "vivere separate"
si, direi che è ora di concentrarmi su me stessa e di pensare un po' di più a me stessa, a quello che la vita mi offre e che mi ha messo davanti... è ora di cacciare le unghie e di tirare fuori le palle...
taglio i rami secchi ma ne ho già tagliati tanti.. :)
ti voglio bene sorelli e grazie :*

jaska said...

In Etiopia feci scalo per andare in Congo, l'anno scorso. Lo scalo doveva durare un paio d'ore, ma le condizioni metereologiche avverse costrinsero il nostro aereo a girare in tondo sopra le vette su cui si appoggia Addis Abeba. Quando siamo atterrati il nostro aereo era partito. Alloggiamo in albergo, in città. Gli odori mi ricordarono subito l'India: la plastica bruciata, il gas di scarico delle auto, la spazzatura in fiamme, le latrine a cielo aperto. Era tutto familiare. Il progresso e la disperazione camminavano a braccetto, senza rifuggirsi come accade in occidente.
Avevamo un amico in città, un ragazzo libanese che lavora come infermiere in un centro di cura per invalidi gestito dalle suore di madre teresa.
Non scorderò mai quei momenti. Quegli sguardi. Tutto ciò che vidi mi terrorizzò. E più di tutto mi spaventò la paura che sentivo dentro di me. La paura di...toccare quelle vite, più fortunate o più sfortunate di me? Forse non lo saprò mai.


Solo un giorno ed una notte in Etiopia (e lo scalo di ritorno), con la voglia di tornarci per conoscere meglio quella bellissima terra, e le sue bellissime donne! E' verissimo! Le donne etiopi, eritree e somali sono le più belle del mondo!

Ho imparato solo una parola in amarik: "gonjo", ossia "bello" :-)

clauds said...

caro Jaska,
ben ritrovato!
avevo trovato il tuo nuovo blog ed avevo visto molti post sul Congo.
e mi chiedevo il perche'... non sapevo ci fossi stato.
pero' non ho voluto intromettermi con commenti (finora) perche' mi sembri persona piuttosto schiva ed io sono una che ha sempre paura di "disturbare" la privacy altrui.

"Non scorderò mai quei momenti. Quegli sguardi. Tutto ciò che vidi mi terrorizzò. E più di tutto mi spaventò la paura che sentivo dentro di me. La paura di...toccare quelle vite, più fortunate o più sfortunate di me? Forse non lo saprò mai."
purtroppo non ho mai avuto la fortuna di andare in India o in Paesi dell'Africa cosiddetta sub-sahariana, ma capisco le tue parole.
quella che scorgo nelle tue frasi e' una sensazione molto simile a quella che ho provato quando vivevo in un quartiere molto povero del Cairo (citta' molto contraddittoria): non potro' mai scordare gli occhi delle persone che vivevano intorno a me.
e tuttora mi chiedo: ma sono piu' fortunati o piu' sfortunati di me? e se sono davvero piu' sfortunati di me, come fanno ad essere sempre cosi' felici e generosi? forse e' quello che noi chiamiamo "speranza"...
un viaggio che ha cambiato la mia vita ed il mio approccio verso di essa.

un caro saluto (ed un grazie per aver condiviso questi pensieri bellissimi...)

clauds

jaska said...

come fai a dire che sono una persona schiva? :-)

ciò è alquanto curioso!
se fossi schivo non terrei un blog pubblico.

ho chiuso un blog, dopo 5 anni, e ne ho aperto un altro con l'intenzione di parlare più del mondo e meno del mio orto (tra l'altro tu stessa hai appeso un manifesto anti-vanità all'ingresso del tuo blog!), ma non perchè non abbia più voglia di raccontarmi e mi stia nascondendo e difendendo; semplicemente certe cose è meglio viverle dal vero, altre va bene anche raccontarle...

Saluti.

ps: i commenti sono benvenuti! ;-)

Anonymous said...

Ho conosciuto l'Etiopia dagli occhi di una ragazza, è stata una scoperta sorprendente... magica.
Grazie per quello che hai scritto : preciso, utile ed emozionante.
S.