Wednesday, October 8, 2008

Il Botswana, oltre i diamanti.


Nome Ufficiale: Lefatshe la Botswana (Repubblica del Botswana)
Capitale: Gaborone
Superficie: 600.370 km²
Popolazione (2007): 1,8 milioni (fonte: World Bank)
Popolazione urbana (2006): 53% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Tasso d'analfabetismo (2007): 18,8% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Lingua: inglese e setswana (ufficiali), kalanga, sekgalagadi
Religione: Cristianesimo, Animismo
Gruppi etnici: Tswana (o Batswana), Kalanga, Basarwa, Kgalagadi, Bushmen
PIL (2006): 10,8 miliardi USD (fonte: World Bank e IMF)
Indipendente dal Regno Unito dal 1966
Capo di Stato:
Ian Khama (in carica dall'aprile 2008, in seguito alle dimissioni dell' allora presidente Festus Mogae)
Wikipedia Link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Botswana
Dal momento dell'indipendenza, il Botswana ha saputo gestire con intelligenza le proprie risorse tanto da avere una delle crescite più veloci per quanto riguarda il reddito pro-capite, trasformandosi da uno dei Paesi più poveri del mondo ad un Paese a reddito medio con un tasso di crescita economica annua eccedente il 9%. Principalmente grazie ai diamanti, di cui il Paese è il secondo produttore mondiale: il settore diamantifero rappresenta il 70% delle esportazioni ed il 33% del PIL. Per contro, il numero di impieghi generati dalla filiera rimane poco elevato e solo il 25% della popolazione attiva è legata, direttamente o indirettamente, al diamante. La cifra dovrebbere crescere in seguito alla creazione, nel marzo scorso, della Diamond Trading Company Botswana (DTCB), un'impresa nazionale (in seguito ad un'intesa con il gruppo sud-africano De Beers) per la valutazione, la selezione e la vendita delle pietre preziose provenienti dal sottosuolo del Paese.
Questa società, descritta da De Beers come la più sofisticata al mondo, grazie ad un trasferimento di competenze da Londra, assumerà e formerà migliaia di motswana per selezionare e vendere diamanti senza doverli più inviare a Londra.
Inoltre De Beers, presente in Botswana dal 1969, detiene in parti uguali con il governo la società mineraria Debswana, che produce oltre 30 milioni di carati all'anno (circa il 22% della produzione mondiale) e che impiega 6300 persone, di cui il 95% cittadini del Botswana.
Queste misure potrebbero effettivamente stimolare ulteriormente l'occupazione e la crescita del Paese (nel 2006 il tasso di disoccupazione del Botswana era al 17,5%).

La buona salute dell'economia del Botswana e la sua stabilità politica hanno attirato nel Paese un numero elevatissimo di immigrati alla ricerca di lavoro.
Fin dall'indipendenza nel 1966, il Botswana ha fatto ricorso ad un'immigrazione qualificata allo scopo di assicurarsi lo sviluppo economico di cui gode attualmente. Medici del Ghana e dello Zimbabwe ed ingegneri kenyani sono quindi arrivati in forze, ma oggi molti abitanti del Botswana si lamentano del gran numero di immigrati non qualificati provenienti dallo Zimbabwe. In un'intervista pubblicata da Jeune Afrique, Eugène Campbell, professore di sociologia all'Università di Gaborone, constata come "gli immigrati qualificati ormai preferiscano il Sud Africa o l'Europa. Oggi quelli che arrivano sono operai, domestici o lavoratori agricoli e l'85% di loro proviene dallo Zimbabwe". Ne sarebbero stati circa 80000 ad aver varcato la frontiera dal 2002, ma l'economia del Botswana (che oltretutto conta meno di 2 milioni di abitanti), concentrata sul commercio di diamanti e sul turismo, non riesce ad assorbire un tale flusso.
E, come succede anche nel nostro "Bel Paese", diventano un capro espiatorio cui imputare tutti i crimini commessi in un Paese noto per la sua quiete. Il Botswana, in cui possono passare 3 mesi senza visto, è ormai diventato una destinazione di prima scelta in cui molti rimangono illegalmente.
Certo, la situazione non è così esasperata come in Sud Africa, dove i rifugiati zimbabweani sono stati vittime di atroci violenze negli ultimi mesi, ma il nuovo presidente del Botswana Ian Khama (figlio del primo Presidente della Repubblica del Botswana Sir Seretse Khama) non è certo Thabo Mbeki ed ha deciso di far uscire il Botswana dalla sua neutralità opponendosi ferocemente al vicino Robert Mugabe e guidando una campagna contro la xenofobia in collaborazione con la Croce Rossa e le Nazioni Unite: vedendosi attribuire lo status di rifugiati, i cittadini zimbabweani sono dunque percepiti come "vittime" piuttosto che come clandestine.
Ora il problema più grave da risolvere per Khama rimane l'elevatissimo tasso di diffusione dell'AIDS nel Paese (il secondo al mondo dopo lo Swaziland), che affligge il 25% della popolazione adulta e fa sì che la speranza media di vita nel Paese non superi i 35 anni d'età.
Grazie ad una politica determinata di accesso ai trattamenti, durante i 10 anni di governo di Festus Mogae, che aveva fatto della lotta all'AIDS la sua priorità, il tasso di trasmissione del virus HIV di madre in figlio è calata dal 40% al 6%, ma c'è ancora tanta strada da fare per riuscire a preservare almeno le prossime generazioni.


p.s.: ogni volta che parlo o leggo di diamanti o che li vedo (per sbaglio, perchè a me non piacciono i gioielli) nelle vetrine delle gioiellerie continua a tornarmi in mente il film Blood Diamonds (anche se quello è ambientato in Sierra Leone…). Un pugno allo stomaco continuo. Bellissimo. (se non fosse così stupidamente hollywoodiano…)


Per la Mente (Libri):
The n.1 ladies' detective agency (Alexander McCall Smith);
When rain clouds gather (Bessie Head);
Maru (Bessie Head);
A question of power (Bessie Head)


Per le Orecchie (Musica):
Ratsie Setlhako
Matsieng
Franco and Afro Musica
Vee

Per gli Occhi (Cinema):
Attualmente stanno girando una versione cinematografica della serie di racconti The N.1 Ladies' Detective Agency diretta da Anthony Minghella (Il Paziente Inglese).

Per la Bocca (Cucina):
Ah, la cucina del Botswana! Molto "variegata"... ;-)
Queste ricette non ce l'ho, ma sono certa che qualcuna si trova sul libro di Chef Kumalé Cucine Africane (Ed. Sonda 1998)...
Seswaai o Chotlho (una specie di bollito molto salato);
Serobe (piatto fatto con intestini e frattaglie di pecora, capra o vacca cotti fino a diventare morbidi);
Bogobe (un porridge di sorgo, mais o miglio accompagnato da carne o verdure);
Ting (porridge di sorgo o mais fermentati cotti con l'aggiunta di latte e zucchero);
Tophi (bogobe cotto con latte acido ed un melone da cucina localmente chiamato lerotse);
Allora, adesso devo avvisarvi di una cosa… è disgustoso, ma devo farlo! Se per caso doveste passare da un supermercato in Botswana e vedere delle scatolette tipo delle del tonno sott'olio con su scritto mopane, mashonja o phane… NON COMPRATELE! A meno che non vi piacciano le avventure gastronomiche estreme…
In Botswana un'importante (ed economica) risorsa di proteine è costituita dai cosiddetti mopane worms (nome scientifico: gonimbrasia belina), che si possono trovare facilmente sul mercato in varie forme: seccati tipo patatine fritte, in salamoia, col sugo di pomodoro o con il peperoncino… Addirittura il Botswana li esporta pure 'sti vermaccioni! Ed il giro d'affari pare essere di circa 8 MILIONI DI DOLLARI L'ANNO!
Per chi fosse incuriosito dalla "gastonomia entomologica" (ed avesse uno stomaco più forte del mio), potete dare un'occhiata al sito
Food Insects (che culo! C'è anche The Food Insects Newsletter con le ricette)… buon divertimento!


Blog di alcuni volontari di Peace Corps in Botswana:

14 comments:

Uhurunausalama said...

Non penso sia troppo hollywoodiano 'Blood diamonds',uno dei pregi di Di Caprio e di attori come lui è il coraggio di impegnarsi anche politicamente.Il ilm è un pugno allo stomaco,ce ne fossero di più visto che in questo 'Bel paese' si tende troppo spesso a giudicare la sofferenza altrui senza sapere.Personalmente odio i diamanti e non capisco come,dopo l'info che c'è,ci sia gente che li compra a cuor leggero.Troppa ignoranza e indifferenza!

Stefania - The Italian Backpacker said...

IO "Blood Diamonds" avevo cominciato anche a vederlo, ma DiCaprio mi sta proprio sulle palle e non l'ho più finito.
E' vero, neanch'io comprerò mai un diamante... Ma qualcuno ci sarà sempre! Se non i diamanti, le pelliccie o la carne di qualche animale in via d'estinzione. Poi a ben pensarci sarebbe da evitare tutto il cibo di certe multinazionali... Ma vallo a dire te a mia madre di non comprare il Nesquik! =D

Ma queste famigerate scatolette le importano anche negli Emirati Arabi? Ahah, non vorrei ritrovarmele nel supermercato dei cingalesi qui di fronte...

clauds said...

ciao e benvenuta!
"Blood Diamonds" mi e' piaciuto ed ha il pregio di far luce su un argomento di cui non molti sono informati. pero' la pseudo-storia d'amore no! cioe' il romanticismo tra leonardo di caprio (che non stimo particolarmente) e jennifer connelly e' davvero una forzatura hollywodiana che non c'entra nulla con la storia, serve solo a dare appeal al film e che, nella mia personalissima graduatoria, ha fatto perdere punti ad un film che ne avrebbe meritati molti di piu'...
concordo con te su tutto il resto soprattutto che nel nostro paese ci siano troppa ignoranza ed indifferenza: sono questi i mali che generano il razzismo.

clauds said...

@ Stef:
guarda, le famigerate scatolette non le ho mai viste nei supermercati emiratini (ma qui ho visto la zuppa di pinne di squalo... e una volta in oman ho mangiato un piatto fatto con riso e carne di squalo essiccata, qua nel golfo di squali ce ne sono abbastanza e la loro carne e' un piatto tipico nelle citta' di mare) e spero di non vederle: potrei mangiare di tutto, ma dei vermi ho proprio uno schifo atavico, pure di quelli minuscoli che trovi quando sgrani i piselli (sara' una fobia...).
per me leonardo di caprio ha la mimica di una statua greca del periodo neoclassico ed inoltre il suo accento sudafricano in "Blood Diamonds" e' piuttosto improponibile. pero' il film e' bello (salvo il piccolo particolare di cui parlavo nel commento precedente)!
hai ragione: e' difficile essere coerenti al 100%. quasi impossibile.
ti auguro di non ritrovarti le famigerate scatolette nel supermercato cingalese sotto casa, ma non credo ci siano alte probabilita'... pare che questa prelibatezza il botswana la esporti solo nei paesi dell'africa australe...
ti abbraccio

clauds

Uhurunausalama said...

Ciao again!hai ragione sulla storia d'amore,sembra che non si riesca a dare un messaggio importante senza metterci di messo sesso o fake lov stories:)
ho dato un'occhiata al blog:molto interessante;è entrato ufficialmente nelblogroll.
a presto!

jaska said...

Blood diamonds mi ha disgustato!
Io conoscevo già vagamente qualcosa dei diamanti, e mi aspettavo molto di più da questo film (forse a ciò è dovuto il mio pre-giudizio). Mi ha deluso un po' tutto. Gli attori (di Caprio proprio non lo digerisco...e l'intreccio amoroso potevano pure evitarlo...), la storia, l'ambientazione, l'epilogo. E' tutto dannatamente infelice.

Più che informare persone credo abbia contribuito ad odiare questo genere di film.

Più utile leggere libri (non tanti) a riguardo.

Mesi or sono Loretta Napoleoni ne parlò in alcuni suoi interessanti articoli su Internazionale: il suo "Economia Canaglia" dovrebbe meritare una lettura (non l'ho ancora preso in mano).

saluti

clauds said...

@ Uhuru:
era esattamente questo di cui parlavo quando dicevo che il film e' "stupidamente hollywoodiano"
:-)
grazie del complimento (immeritato): anche tu verrai presto blogrollizzata... almeno ho tutte le news sui giornalisti africani rilasciati! ;-)
un caro saluto

@ Jaska:
grazie del commento (molto interessante e ricco di spunti) innanzitutto. si', anch'io sapevo gia' qualcosa dei "diamanti sporchi di sangue" provenienti da alcuni paesi dell'Africa perche' legambiente aveva fatto una campagna in proposito (non ricordo se nel 2000 o nel 2001).
ti diro' la verita': io inizialmente il film non volevo vederlo perche' mi aspettavo la solita ca**ata hollywoodiana (poi con leonardo di caprio...), pero' casualmente me l'ha passato una mia collega qualche mese fa ed e' meglio di quel che mi aspettassi.
concordo sulla scelta infelice degli attori e dell'intreccio amoroso ed anche l'epilogo effettivamente l'ho trovato un po' stucchevole.
cio' non toglie che, in sostanza, mi e' sembrato meglio di cio' che pensassi all'inizio.
sicuramente e' piu' utile leggere libri, ma molte persone sono piu' attratte da una grande produzione hollywoodiana piuttosto che da un buon libro, quindi almeno il film ha avuto il merito di far luce su questa situazione per un pubblico piu' vasto.
pensa che un paio di mesi fa avevo addirittura letto un articolo (sul solito quotidiano gratuito, 7Days) che, parlando del film "Johnny Mad Dog" (sempre sul tema dei bambini-soldato) titolava "Film-maker brought the horror of Liberia's civil war to UN headquarters": ???
ma le nazioni unite non dovrebbero essere gia' a conoscenza di certe situazioni?
non credo che ai delegati servisse un film per sapere che nel mondo esistono bambini che fanno la guerra (e non accade solo in Africa, sono circa 300000 in tutto il mondo), ma la percezione comune e' che, se ne parla un film, l'argomento diventa subito piu' importante ed interessante.
comunque, sullo stesso filone (ma sono sicura molto migliore), voglio vedere "Ezra", che e' il film nigeriano che ha vinto il FESPACO l'anno scorso...
"Internazionale" purtroppo non arriva dove abito io, pero' ogni settimana compro "Jeune Afrique" ed il "Courrier International"... li' pero' non c'ho trovato molti articoli sul tema.
grazie del suggerimento sul libro di Loretta Napoleoni, provero' a cercarlo.

un caro saluto

clauds

Anonymous said...

certo, parlarne è sempre meglio che tacere.

Alle Nazioni Unite arriva tutto, ma proprio tutto. Poi non sò se qualcuno si prende la briga di aprire le buste...

Ma le Nazioni Unite contano zero se l'argomento non è di interesse per il Consiglio di Sicurezza...e si sa che i grandi interessi si formano su grandi silenzi.
Grazie per gli spunti sui film: sono totalmente ignorante da questo punto di vista!

--
jaska

Stefania - The Italian Backpacker said...

Parlando di cinema africano, ultimamente mi sono fatta una cultura di cinema sudafricano. I miei preferiti per chi fosse interessato:

- "Tsotsi": film ambientato a Soweto, tratto dall'omonimo romanzo di Fugard. B-E-L-L-I-S-S-I-M-O.
- "U-Carmen e-Khayelitsha": versione della Carmen in lingua xhosa, con tutti gli schiocchi di lingua, una figata.
- "Forgiveness": sull'apartheid ovviamente. Bello ma terribile (me lo sono sognato di notte, ma io sono facilmente impressionabile, mi sognavo anche "Beloved" di Toni Morrison)
- "Red Dust": questo film è di produzione americana credo (c'è Hilary Swank) ma è piuttosto bello. Sempre sull'apartheid.
- "Catch a Fire": anche questo ti lascia un groppo in gola ma vale la pena. C'è Tim Robbins.

clauds said...

grazie dei consigli Stef!
allora questi li metto nel post sul Sudafrica...
avevo un amico zulu, mi son fatta dire qualcosa nella sua lingua (non sono molto ferrta, io la chiamavo "zulu", ma non so se e' il xhosa...): hai ragione, proprio una figata!
ma per noi e' difficilissimo...
comunque a casa ho un dizionario zulu-inglese/inglese-zulu (preso su e-bay per 2 euri!!!), chissa' se un giorno...
;-)

clauds said...

@ l'anonimo Jaska:
concordo pienamente su cio' che dici riguardo alle nazioni unite... mi sembra che tutto lo spirito originale dell'organizzazione si sia perso con il tempo e con la solita politica dei "due pesi e due misure" (membri del consiglio di sicurezza piu' potenti degli altri stati).
un saluto

clauds

Stefania - The Italian Backpacker said...

Zulu e xhosa sono due lingue e due etnie diverse, se il tuo amico ti ha detto di essere zulu probabilmente è quella la lingua che usava. Sono comunque molto simili, solo che lo xhosa ha molti più schiocchi di lingua (ed è la lingua madre di Nelson Mandela, che infatti ogni tanto 'schiocca' quando in inglese dice parole tipo 'expect'!).
Se hai un dizionario inglese-zulu potrai constatare che la parola 'tsotsi' significa 'thug', cioè 'teppista'.
Già... prima o poi devo imparare una linga "inutile" però fica. Questa o lo swahili, devo ancora decidere...

clauds said...

no, lo swahili no! troppo "colonialista"!
invece queste lingue del sudafrica son troppo belle (tutti quegli schiocchi)... a parigi (all'inalco) le insegnavano... forse anche alla soas a londra.
si' si', son sicura che il mio amico fosse zulu, ma nella mia ignoranza avevo paura che la lingua degli zulu fosse il xhosa... ripeto, non e' proprio la mia materia...
controllero' sul dizionario tra qualche mese (ovvero quando tornero' a casa dei miei...)
oltretutto: reazione di mio fratello quando ha visto che ho accattato un vocabolario ingelese-zulu/zulu-inglese: "e questo che e'? non era abbastanza strano l'arabo, mo pure 'ste lingue qua ti vuoi impara'!" :-$

Stefania - The Italian Backpacker said...

Ahahah, quando mi sono iscritta all'università volevo studiare hindi, così per fare una "lingua strana", ma poi ho avuto paura e ho preso inglese e francese (poi cambiato in ispano-americano).
Il brutto di Londra è che è troppo grande e non ho idea di dove siano le cose! E poi ci posso andare solo nel weekend quando non lavoro... O il lunedì che è il mio giorno libero. Quanto rosico quando vedo tutti gli eventi culturali a cui potrei andare, pagando normalmente, se fossi una mantenuta, eheheh (o vivessi in Central London). E poi non è come a Venezia che arriva tipo Anita Desai e anche se lo sai all'ultimo momento riesci ad intrufolarti e tanto non c'è prenotazione. Qui la gente è più sveglia! Bisogna che mi organizzi bene...