Saturday, October 11, 2008

Burkina Faso: il Paese degli Uomini Giusti, ma poveri.


Nome Ufficiale: République du Burkina Faso
Capitale: Ouagadougou
Superficie: 274.000 km²
Popolazione (2007): 13,6 milioni (fonte: World Bank)
Popolazione urbana (2006): 18,3% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Tasso d'analfabetismo (2007): 78,2% (fonte: Africa Economic Outlook 2007)
Lingua: francese (ufficiale), more, dioula, peul, tamasheq
Religione: Islamismo, Cristianesimo, Animismo
Gruppi etnici: Mossi (chi si ricorda il personaggio Mo il Mossi creato dal grande Pennac?), Mandé, Peul, Bobo, Fulani, Malinke, Lobi, Malinke, Senufu, Gurunsi, Tuareg, Hausa… in Burkina vivono più di 60-e-dico-60 gruppi etnici… non devo elencarli tutti, vero?
PIL (2007): 6,8 miliardi USD (fonte: World Bank e IMF)
Indipendente dalla Francia dal 5 agosto 1960 Capo di Stato:
Blaise Compaoré (in carica dall'assassinio dell'allora presidente Thomas Sankara nel 1987)
Wikipedia Link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Burkina_Faso
Quando ero bambina ero appassionata di geografia e così studiavo sui libri che mia madre usava al liceo (molto più interessanti dei sussidiari delle elementari vero?!) e che erano rimasti a marcire nella cantina dei miei nonni. Io li usavo per fare le ricerche, le tesine di fine anno, prima dei compiti in classe… Quindi in pratica studiavo il mondo degli Anni '70, ma per fortuna poi la maestra mi "aggiornava" sugli sviluppi degli ultimi 20 anni… Beh, io quei libri me li ricordo ancora (tra l'altro dovrebbero esserci ancora a casa di mio padre…), mi ricordo le pagine ingiallite ed un po' raggrinzite per l'umidità della cantina, l'odore un po' di muffa, le cartine geografiche bellissime che c'erano e che mi sembravano dettagliatissime con tutti i paralleli e i meridiani, le montagne e le pianure, i fiumi e i deserti, le stelline rosse per le capitali e i quadratini neri per le grandi città e i pallini di dimensione variabile a seconda del numero di abitanti per le città più piccole… Mi ricordo anche che il nome di certi Stati mi sembrava proprio buffo. Per me i nomi più belli erano quelli africani e uno dei nomi che mi faceva ridere di più era quello di un Paese africano, non troppo grande, non troppo a nord e non troppo a sud, non troppo famoso, che si chiamava Alto Volta. Ed il nome della capitale era ancora più bello: Ouagadougou! Proprio come da bambini ci si immagina che parlino gli africani… Oua-ga-dou-gou! Ovviamente alle elementari non si studiano tutti i Paesi del mondo quindi per me l'Alto Volta è rimasto Alto Volta fino a quando avevo circa 12 anni: non vi dico il mio disappunto quando, leggendo un giornale (dovevo essere a casa di mia nonna perché era una specie di giornalino parrocchiale) scopro che c'era un'epidemia di "mosca tze-tze" in… Burkina Faso, ex-Alto Volta! "Burkina Faso… ma che razza di nome è!" devo aver pensato. Menomale che non avevano cambiato il nome della mia adorata Ouagadougou! Poi nel 2005, lavorando alla Maison des Association del 12° arrondissement di Parigi, alcuni burkinabé che gestivano un associazione con la sede nella stanza accanto alla nostra mi hanno raccontato che l'Alto Volta era stato rinominato Burkina Faso dall'allora presidente Thomas Sankara, il "padre della rivoluzione", nel 1984 per festeggiare il primo anniversario del putsch che lo portò al potere e che il nome significa "Paese degli Uomini Giusti" (dal moré "Burkina", ovvero "uomini integri", e dal Dioula "Faso", "la casa del padre": questo l'ho trovato su Wikipedia… grazie Wiki, mi fai sembrare colta!).
E allora Abdul era un burkinabé, un Uomo Giusto, poi ha avuto la cittadinanza italiana e forse lì è diventato un po' meno giusto, perché mentre in Burkina Faso convivono pacificamente 60 etnie diverse, in Italia non riusciamo nemmeno a rispettare gli italiani!
Però, purtroppo, gli Uomini Giusti non fanno mai troppa strada in questo mondo ingiusto e così accade che gli Uomini Giusti siano anche poveri e che il Paese degli Uomini Giusti sia il secondo più povero al mondo dopo il Sierra Leone (fonte: Rapporto Annuale UNDP 2007 sullo Sviluppo Umano).

"Vie chère tu veux notre chair!" è il grido che risuona nelle ormai decine di manifestazioni che raccolgono migliaia di cittadini per protestare contro l'aumento vertiginoso dei prezzi dei beni di prima necessità (chi ci ricorda?). Ormai sono molte le persone che arrivano a malapena a mangiare un pasto al giorno. L'allarme era stato dato dalla Lega dei Consumatori nel settembre 2007 quando i panettieri, in maniera unilaterale, avevano deciso di aumentare il prezzo del pane cui, a novembre/dicembre, era seguita un'esplosione dei prezzi delle derrate locali piuttosto strana per il periodo visto l'arrivo dei nuovi raccolti sul mercato. La situazione è degenerata ulteriormente nel gennaio 2008, con un aumento dei prezzi di grande consumo: dall'ottobre 2007 al maggio 2008 il riso sarebbe aumentato del 51%, le paste alimentari del 74%, il latte del 118% e gli olii alimentari del 142%! (fonte: Institut National de la Statistique et de la Démographie du Burkina Faso)
I prodotti alimentari però non sono stati i soli ad aumentare di prezzo: ci sono anche i trasporti, l'acciaio, il ferro da calcestruzzo ed i concimi.
Per il governo, questa "cavalcata" dei prezzi ha dei motivi sostanzialmente esogeni: l'aumento dei costi di produzione dei principali prodotti alimentari a causa del rincaro del petrolio, la cattiva stagione nei principali Paesi produttori ed esportatori di riso, la crescita del consumo e quindi della domanda di derrate alimentari dei Paesi emergenti, il crescente ricorso ai biocarburanti che provoca una drastica riduzione delle superfici coltivabili riservate al consume umano, la crisi finanziaria internazionale indotta dai prestiti ipotecari a rischio negli Stati Uniti… un po' come fa Tremonti insomma!
A queste cause esogene si devono aggiungere anche fattori propri al Burkina, come per esempio delle piogge che hanno perturbato la produzione agricola di quest'anno, la corruzione dilagante nel Paese che non favorisce la trasparenza ed il libero gioco di concorrenza, la disoccupazione dei giovani che pesa fortemente sulla redistribuzione dei redditi e sul potere d'acquisto delle famiglie. E, soprattutto, la forte dipendenza del Paese dall'importazione di generi alimentari a causa della politica agricola male orientata dei decenni scorsi, che era rivolta verso i prodotti da esportazione a discapito dell'autosufficienza alimentare. Da quattro anni il Burkina è il primo produttore di cotone della regione subsahariana, ma quest'anno le forti inondazioni hanno causato un calo del -44% sulla produzione cotoniera rispetto all'annata precedente. Allora il governo ha deciso di riprendere, a vent'anni di distanza, lo slogan sankarista "Consumiamo quello che produciamo, produciamo quello che consumiamo" e di diversificare la produzione agricola introducendo colture cerealicole in alcune zone del Paese. Inoltre sono state prese una serie di misure di tipo amministrativo e fiscale: la sospensione dei diritti di dogana (che rappresenta un enorme perdita di entrate per lo Stato) e di IVA su alcuni prodotti, la vendita di cereali a prezzi sociali ed il divieto di esportarli, il blocco dei margini di profitto e l'introduzione di un sistema di omologazione dei prezzi. Sono stati aperti "negozi-testimoni", che vendono i prodotti ai prezzi suggeriti dal governo e di cui è stata pubblicata una lista ad uso dei consumatori.
Il governo ha anche cercato di dare l'esempio ai cittadini e giovedì 3 luglio tutti i membri del governo sono andati al Consiglio dei Ministri in bicicletta o a piedi. Ormai ai veicoli amministrativi è vietato circolare nel week end e nei giorni festivi ed i controlli volti a punire i recalcitranti sono molto rigorosi.
Forse la buona volontà del governo è stata apprezzata, tanto che ora molti burkinabé dicono di voler iniziare a coltivare piccoli appezzamenti di terra che possiedono per aiutare il sostentamento della nazione.
Non so, queste misure possono sembrare populiste, ma almeno il loro governo sta facendo qualcosa per combattere il carovita… al contrario del governo di qualche altro Paese in cui agli uomini giusti non è dato vivere (e qui oltre ad Abdul mi vengono in mente altri uomini giusti – italiani – che non sono più tra noi).

Per la Mente (Libri):
Crépuscule des temps anciens (Nazi Boni);
Fille de le Volta (Moussa Savadogo);
Métisse façon (Sarah Bouyain);
Avec tes mots (Angèle Bassolé-Ouédraogo – poesie);
Sahéliennes (Angèle Bassolé-Ouédraogo – poesie)


Per le Orecchie (Musica):
Yeleen;
Saaba;
Jean-Claude Bamoko


Per gli Occhi (Cinema):
in Burkina Faso ogni due anni dal 1969 si tiene il FESPACO, il Festival Panafricano del Cinema e della Televisione di Ouagadougou, e la scena cinematografica burkinabé è tra le più dinamiche del continente
Yeelen (Souleymane Cissé);
Zan Boko (Gaston Kaboré);
Buud Yam (Gaston Kaboré);
Adanggaman (Roger Gnoan M'Bala);
Sankofa (Halie Gerima);
Code Phoenix (Boubacar Diallo);
Delwende, lève-toi et marche (Pierre Yameogo);
Yaaba (Idrissa Ouedraogo);
Tilaï (Idrissa Ouedraogo);
Samba Traoré (Idrissa Ouedraogo); Le Cri du Coeur (Idrissa Ouedraogo); La colère des dieux (Idrissa Ouedraogo);Idrissa Ouedraogo ha inoltre diretto uno dei contributi del film collettivo 11' 9" 2001 September 11. Indovinate quale? Sì, proprio quello dei ragazzini che cercano Bin Laden per le strade di Ouaga!


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