Sunday, September 21, 2008

Oltre il Velo - Un po' di storia.

L'altra sera sono andata con alcuni amici (tra cui F. e G., il nuovo stagista dell'ambasciata) ad un iftar (per i distratti: ne parlavo l'altro giorno, rileggetevi il post precedente). In macchina si parlava del Ramadan e di come ci si dovrebbe comportare per rispetto dei musulmani e di ciò che per loro significa digiunare e ad un certo punto G. ha detto: "Che religione di merda l'Islam! Non si può fare niente!". Io mi sono un attimino rabbuiata, invece F. è scoppiata a ridere ed ha detto: "Lo dici a lei (io, ndr) che è mezza musulmana!". Quindi abbiamo cercato di spiegargli che la religione islamica non è quello che ci fanno credere nei programmi televisivi ed abbiamo iniziato a parlare di come i princìpi di base dell'Islam siano molto simili a quelli del Cristianesimo. E lui ribatteva parlando di velo…

Ora, io non me la sono presa per il suo discorso perchè capisco che non si può essere dei completisti come er sor Alessio (e così ci ho rimollato pure la marchetta) e, come quando si parlava del crack della Lehman io, che sono una capra in economia, ho dovuto chiedere lumi a G. che ne sa sicuramente molto più di me (e non ci vuole molto, ma lui ha studiato Business Administration), alcune persone ignorano cosa significhi davvero "Islam" e ne hanno una visione distorta da quello che dicono i media.
Quindi credo solo sia ora di continuare a fare un po' di
"storia del velo".



l'immagine è un'opera dell'artista iraniana Shirin Neshat.



Il complesso rapporto tra la donna e l'Islam è definito principalmente dalla shari'a (شريعة dalla stessa radice di "strada, cammino, via"), la legge islamica basata sui testi islamici secondo l'interpretazione di 4 principali scuole giurisprudenziali musulmane, e dalla storia e cultura del mondo islamico.
Diffondendosi oltre i confine dell'Arabia, l'Islam incontrò società con radici molto antiche con cui dovette imparare a convivere.
L'Islam è infatti una religione "flessibile" (nel senso che tende ad adattarsi alla società in cui si diffonde) ed allo stesso tempo "conservativa" (che tende cioè ad assimilare e lasciare immutate pratiche ed usi indigeni dei luoghi in cui si è affermata), perciò i Paesi a maggioranza musulmana danno alle donne gradi di diritti variabili rispetto al matrimonio, al divorzio, ai diritti civili, allo status legale, al codice vestimentario ed all'istruzione.

L'Islam, comunque, è sempre stato pieno di grandi figure femminili di cui col tempo mi piacerebbe parlare.

La shari'a è il prodotto di linee guida coraniche recepite dalla giurisprudenza islamica o fiqh (فقه = diritto), secondo l'interpretazione delle tradizioni riguardanti la vita del profeta Muhammad (سنّة = Sunna, formata dagli أحاديث = ahadith, sing. حديث= hadith), selezionate in base all'attendibilità dei trasmettitori da studiosi musulmani. Queste due fonti principali (ovvero Corano e Sunna) vengono integrate dall'ijma' (إجماع), ovvero il consenso della comunità, e dal qiyas (قياس), cioè il ragionamento personale induttivo del giurista musulmano (فقيه = faqih).

Le riforme coraniche, che in molte regioni hanno migliorato la posizione femminile rispetto al periodo precedente l'avvento dell'Islam, sono state spesso "minate" dalla riasserzione dei costumi tribali, o dall'uso di tali costumi sotto il nome di legge islamica (un esempio famoso: le mutilazioni genitali femminili, che non c'entrano nulla con la religione islamica, ma piuttosto con tradizioni antichissime -non a caso si parla di "circoncisione faraonica"- presenti in alcune zone dell'Africa in cui successivamente l'Islam si è diffuso).

Analizzando la situazione femminile da un punto di vista marxista, come fa per esempio Valentine M. Moghadam nel suo Modernizing Women: Gender & Social Change in the Middle East (Lynne Rienner Publishers, USA 1993, nuova edizione riveduta 2003), la posizione delle donne è influenzata maggiormente dal grado di urbanizzazione, industrializzazione, proletarizzazione e strategie politiche dello Stato piuttosto che dalla cultura o dalle proprietà intrinseche dell'Islam ed infatti la religione islamica non è nè più nè meno patriarcale di altre fedi, come per esempio il Cristianesimo, l'Ebraismo e l'Induismo.

Inoltre lo spirito delle riforme coraniche è stato spesso modificato da interpretazioni storiche o culturali riaffermanti la dominazione maschile o perpetranti la disuguaglianza di genere (per esempio il wahhabismo vigente in Arabia Saudita).
Per valutare l'effetto innovativo dell'Islam sullo status femminile basta comparare la situazione femminile nella Penisola Araba prima e dopo l'avvento dell'Islam.
La condizione femminile nell'Arabia pre-islamica era piuttosto povera: gli storici citano come pratiche comuni l'infanticidio delle bambine, la poligamia illimitata, l'esclusione delle donne dall'eredità. L'avvento dell'Islam nel VII sec. d.C., invece, migliorò lo status delle donne introducendo dei diritti (divorzio, eredità, istruzione, proprietà) che nelle legislazioni occidentali vennero accordati solo secoli più tardi.

Per esempio fu abolito l'infanticidio femminile ed alle donne fu riconosciuto totale diritto di personalità. Furono istituite misure per la protezione di vedove ed orfani. La dote, che prima era una sorta di "bride-price" pagato al padre divenne un dono nuziale mantenuto dalla sposa come proprietà personale. Venne introdotto il contratto matrimoniale per il quale serviva il consenso della sposa.
Nell'Islam le donne hanno da sempre diritto di proprietà, tanto che la prima moglie del Profeta Muhammad,
Khadijah, era quella che si definirebbe oggi una "donna in carriera" ed era la proprietaria di un commercio carovaniero in cui lavoravano molti uomini, tra cui appunto il suo futuro marito. L'unica questione un po' controversa a mio avviso riguarda il diritto ereditario: la parte d'eredità riservata ad una donna è normalmente la metà di quella che spetta ad un uomo. Storicamente questo viene spiegato argomentando che le responsabilità dell'uomo nel sostentamento della famiglia sono maggiori di quelle della donna, che in passato non lavorava e si occupava della casa e dell'educazione dei figli.
Anche in materia legale il peso della donna è minore di quello dell'uomo: ad esempio, per alcuni tipi di reato, la testimonianza di una donna non è ammessa o vale metà di quella dell'uomo (ovvero: per incriminare qualcuno servono due testimoni di sesso maschile o quattro di sesso femminile). Inoltre, il "prezzo del sangue" (دية = diyya), ovvero il risarcimento pagato ai parenti della vittima di un omicidio non intenzionale, è doppio nel caso di un uomo (questo perchè la diyya è una consuetudine pre-islamica che non è stata modificata nel Corano).


Bene, dopo questa premessa generale, direi che prossimamente potrò iniziare un excursus Paese per Paese.



Vi lascio la poesia "Linguaggio Segreto" di Zhabiya Khamis, poetessa degli Emirati Arabi Uniti incarcerata per cinque mesi senza processo a causa dei suoi scritti che in seguito sono stati messi al bando. La poesia l'ho presa dal libro Non Ho Peccato Abbastanza. Antologia di Poetesse Arabe Contemporanee. (a cura di Valentina Colombo - Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2007).


La pelle della donna sogna qualcuno che la possa leccare
i suoi capelli sognano la mano che li districhi
la sua mano sogna il sudore annidato nel palmo dell'altra mano
le sue labbra sognano l'ardore del bacio
le sue ginocchia sognano due baci distinti
il capezzolo sogna qualcuno che lo succhi con passione
il collo sogna qualcuno che lo abbracci con una tenerezza dolorosa
il corpo sogna qualcuno che lo stringa senza tregua
il cuore sogna che i suoi battiti comunichino con un altro cuore
l'anima sogna qualcuno che la ospiti
i piedi sognano di camminare con questo ospite
e le braccia sognano di cullarlo per farlo addormentare
gli occhi sognano una lingua segreta che non ha bisogno di parole
l'orecchio sogna di udire il suo nome nell'immaginazione dell'altro
quando tutto è arido, i fiumi sognano l'esuberanza.




Qualche Link:

The Status of Woman in Islam by Jamal A. Badawi (EN);
Women and Islam: una serie di saggi riguardanti lo stato della donna nell'Islam con un'ottica comparativa (EN);
Symposium: Gender Apartheid and Islam (EN);
RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan): perchè NON va tutto bene! (IT).


Per chi fosse interessato a dei consigli di lettura, suggerisco, oltre ai saggi della Moghadam, quelli di Nawal El Saadawi e Fatema Mernissi (si trovano facilmente le traduzioni in italiano).

3 comments:

Stefania - The Italian Backpacker said...

Che bel post, forse leggerò anche i saggi... quando ho un po' di tempo!
Intanto ti segnalo un blog su cui sono letteralmente "inciampata" (come si direbbe in inglese). Io non lo seguo molto (tutte quelle riflessioni sull'Islam mi rincoglioniscono perché ne so troppo poco), ma il titolo mi ha incuriosito non poco:
http://thefunkyghettohijabi.blogspot.com/

PS: ho finito Chicago. E' vero che il finale è troppo pessimista, ero così triste dopo averlo finito. Ultimamente non vado troppo d'accordo con i finali, mi sembra che tutti facciano morire i personaggi perché non sanno cosa farsene... Per il resto mi è piaciuto, non c'è che dire: una bella galleria di personaggi. Scritto bene, o meglio tradotto bene. E non c'erano nemmeno le note fastidiose, anche perché ogni singola parola è stata tradotta in italiano (persino 'Inshallah', che ho trovato esagerato).

clauds said...

ahahah, continuiamo la storia del "bel post!" ti prego!
ho dato un occhiata al blog e dai primi due o tre post gia' mi piace molto... grazie della segnalazione!

avevo visto su "books of gold" che hai finito "chicago" ed aspettavo una tua review.
spero che il finale di "half of a yellow sun" sia migliore di quello di "chicago"!
ma credo che al-aswani non abbia fatto morire (o fare una brutta fine a) i personaggi piu' meritevoli perche' non sapeva che farne... penso volesse soltanto mostrare lo status quo in cui versa l'egitto contemporaneo.

avevo letto "palazzo yacoubian" appena uscito perche' quando l'ho visto da feltrinelli scrivevo la tesi sull'omosessualita' nell'islam e mi aveva incuriosito la quarta di copertina in cui si diceva che nel libro c'era anche un personaggio omosessuale (per questo molti editori egiziani si erano rifiutati di pubblicarlo). mi e' piaciuto abbastanza. e cosi' appena ho saputo che era uscito il nuovo romanzo mi son subito riproposta di comprarlo. ma ho sempre rimandato. la spinta mi e' venuta quando mi e' stato consigliato da mr. k., che, una volta, mi aveva confessato di rispecchiarsi in uno dei personaggi del libro.
ammetto che mi ha incuriosito e l'ho letto tutto d'un fiato. ed ho subito cominciato uno scambio epistolare (via e-mail ovviamente) con lui in cui abbiamo toccato molti punti del romanzo. e' stato come rileggerlo di nuovo...

la partenza e' vicina, eh?
buon viaggio allora!

bosa (un bacio - in egiziano)

cla

Stefania - The Italian Backpacker said...

La recensione di "Chicago" arriverà, solo che ne ho già un paio in sospeso... e poi sono lenta ad elaborare e scrivere. In inglese poi...mi incasino e non sono mai contenta di quello che scrivo. Perché mi sono impegolata con il bilinguismo? Hai ragione su "Chicago": se Al-Aswani è un attivista per la democrazia non dovrebbe essere così pessimista. Magari il tipo fifone anziché suicidarsi poteva, boh, leggere il suo manifesto e poi vedere che non succedeva niente... In questo modo si dà una visione pessimista delle lotte giuste, sembra che non ci sia nessuna possibilità di poter cambiare le cose in meglio (un po' come l'omertà di cui parlava oggi Saviano su Repubblica se hai letto l'articolo).
PS: Aspetto con ansia le prossime puntate di "Oltre il velo"... Sul serio!