ok ok, ieri sono stata un po' tragica... lo spleen mi sta lentamente passando e a questo ha contribuito anche il fatto che ieri sono andata all'Emirates Palace a vedere la fiera Artparis-AbuDhabi.
la fiera in se' non e' stata un granche' (non l'ho ancora finita di girare tutta, per cui mi riservo il diritto di cambiare opinione), voglio dire: ero stata un paio di volte all'ArteFiera di Bologna e mi era piaciuta di piu', non per le opere esposte (che spesso erano piuttosto banali e "datate"), ma semplicemente per il modo di presentarle. ricordo che a Bologna era facile trovare brochures, o quantomeno stampati attaccati al muro, con informazioni sugli artisti, sulla loro poetica e sul loro linguaggio espressivo, mentre qui c'erano solo un po' di opere e poi l'etichetta con nome e cognome, paese, titolo dell'opera, tecnica (di solito un vago "tecnica mista su tela"... ma va?), dimensioni e (qualche volta) prezzo. e' vero che sono fiere fatte per gli specialisti ed i collezionisti, ma credo che il fatto di avere maggiori informazioni sulla visione di un artista invogli anche di piu' un compratore a documentarsi e a seguire dato artista.
ma il mondo dei galleristi non mi e' mai piaciuto troppo (e pensare che quando ero piu' piccola avevo anche fatto il test d'ingresso per un corso di laurea in Museologia per diventare curatrice di mostre... meno male che, dopo esser passata, ho deciso di ritornare alla lingua araba... vabbe', comunque...): la maggior parte dei galleristi (escluse ovviamente Claudia Cellini e Sunny Rahbar della galleria The Third Line, che, non a caso, lavorano col mio amico Omar) mi da' l'impressione di essere quanto di piu' snob il genere umano abbia da offrire. cioe', parliamoci chiaro: molti di loro sono semplicemente degli artisti falliti che disprezzano i normali visitatori delle mostre perche' l'80% di loro alla fine non compra nulla e, paradossalmente, disprezzano anche i collezionisti ed i compratori perche' sono dei semplici parvenu che decidono di investire in opere d'arte, ma che non ne capiranno mai quanto loro.
ehi, se c'e' qualche gallerista la' fuori e si sente offeso dalle mie parole... beh, dimostrami il contrario, darling!
comunque, voi direte: e se schifi tanto queste fiere, chi te l'ha fatto fare ad andarci?
giusta osservazione cari. la mia pronta risposta non sara' sorprendente: avevo un ottimo motivo, per quanto un po' sciocco forse.
ieri, uno dei miei fotografi preferiti, Youssef Nabil, era li' ad autografare il suo ultimo libro I won't let you die.
mi sembra una motivazione oltremodo valida, no?
ebbene, dato che mi era arrivata la notizia tramite la mailing list della Third Line, mi ero segnata questo appuntamento in agenda: mercoledi' 19 novembre, ore 19.30, Emirates Palace, Ballroom, stand A1.
non vi dico che batticuore! (anche per i 250 dirham spesi per accattare il libro... li vale, li vale!)
la prima volta che avevo visto i lavori del nostro e' stato nel novembre 2005, quando facevo un tirocinio presso Arab Art, un'associazione culturale parigina, ed avevo avuto l'invito per l'inaugurazione della mostra Regards des Photographes Arabes Contemporains, allestita presso l'Institut du Monde Arabe. e' stato amore a prima vista con le sue foto! c'erano anche diversi altri artisti che ho apprezzato, ma in quel momento ero in una fase di stallo nel cercare materiale per la mia tesi di laurea (che verteva sull'omosessualita' nelle societa' arabo-islamiche) che le sue foto dall'ambientazione omoerotica mi hanno fatto uscire dall'impasse, tanto da dedicare al suo lavoro un capitolo della mia tesi ed inserire il suo nome anche nel titolo (nonostante, alla fine, l'argomento fosse molto piu' vasto).
Ahmed in djellaba (New York, 2004)
Lumiere (Cairo, 2001)
Mohammed (Cairo, 2002 - non sono sicura pero' di titolo ed anno di quest'opera...)
comunque, avrei dovuto intervistare M. Nabil per quest'associazione culturale poi, in seguito ad uno scambio di e-mail, non se ne fece piu' nulla perche' lui mi spiego' che in tre giorni partiva per New York, dove risiede tuttora.
e da allora mi e' sempre rimasto il rimpianto di non averlo potuto conoscere (anche perche', diciamocelo, l'e' un bel fiol! e, si sa, l'occhio vuole sempre la sua parte...).
che gioia sapere che sarebbe venuto proprio a due passi da casa mia! quindi ho presso l'occasione al volo e ieri sera, alle 19.30, puntualissima (strano!) mi sono presentata allo stand della Third Line: oddio, non vi dico la scena! sembravo una di quelle invasate quattordicenni fan di Riccardo Scamarcio! ero l'unica che sapeva chi fosse 'sto giovincello (Nabil e' del 1972), che conoscesse tutto il suo percorso artistico e le sue mostre, che sapesse la sua eta'... insomma, sembravo una stalker!
alla fine arriva il mio turno ed io, imbarazzatissima e tutta rossa, gli comincio a dire che ero cosi' contenta per il suo libro e che finalmente avevo l'occasione di incontrarlo dopo lintervista fallita in quel di Parigi e che seguivo i suoi lavori fin dal 2005, dalla mostra all'IMA (e la' mi ha messo un po' in crisi perche' ha switchato di botto verso il francese, che parla davvero bene. onore al merito!) e mi dice che si', quella e' stata la sua prima mostra importante e che non si ricordava dell'intervista, ma sai scusami, Claudia, forse era un periodo un po' cosi' ed io lo guardavo dietro gli occhiali, in quegli occhi di un colore indefinibile un po' liquido e... mi sentivo cosi' idiota!
che figuraccia! questo avra' pensato che davvero sono una pazza stalker...
vabbe' questo e' lui (donne, adesso mi capirete un po' meglio! che' dal vivo e' anche piu' carino, io me lo immaginavo molto piu' scuro come colori...)
Sun in my eyes (Naples [?], 2005)
Funfair (Paris, 2005)
vabbe', comunque devo ammettere che i suoi lavori mi piacciono molto (soprattutto la serie "omoerotica" e la serie di autoritratti), ma, ultimamente lo trovo un po' ripetitivo e tutti i ritratti fotografici di personaggi famosi che ha fatto (per quanto alcuni, come quello di Shirin Neshat o di Tzipora Salomon, siano davvero belli) hanno cominciato a stufarmi un po' (e poi non incarnano molto il mio ideale di arte come contestazione dell'esistente).
pero' sono contenta!
altri lati positivi della fiera: ho conosciuto una gallerista di Milano (molto simpatica, al contrario della maggiornza dei galleristi francesi, tedeschi e libanesi) che mi ha dato un invito per la mostra di AlighieroBoetti e Shirin Neshat che hanno organizzato in collaborazione con l'Ambasciata d'Italia (e son contenta che i primi lavori della Neshat -tipo la serie Donne di Allah- mi fanno impazzire e Boetti e' comunque uno degli artisti piu' importanti degli Anni '70 in Italia e non ho mai avuto il piacere di vedere sue opere dal vivo). l'unico problema e' che il suo assistente mi ha invitato a portare anche compratori... mmmhhh, chiedero' un po' in giro a stagisti sottopagati e taxisti pakistani... e chi conosco io che e' un riccone a cui piace investire nell'arte?!
altra chicca: ho scoperto che c'e' un altro artista che fa una specie di brutta copia delle opere di Nabil, tale Osama Esid, siriano. ecco alcuni suoi lavori che sono esposti in questi giorni:
no vabbe' dai, che cattiva! ho controllato il suo sito e ci sono anche altre serie (molto belle oltretutto).
comunque la conclusione alla quale sono arrivata dopo aver visitato la fiera ieri e' che, come sospettavo da parecchio, per il mio gusto personale l'arte contemporanea "occidentale" non vive un buon periodo e va verso l'estinzione (non so, troppo autoreferenziale -ma il mio e' comunque un parere da profana- e poi si continuano sempre a riproporre artisti "vecchi" o sopravvalutati), mentre (almeno per il mio gusto) il futuro e' l'arte contemporanea del Medio ed Estremo Oriente (soprattutto di Paesi come l'Iran, l'Egitto, il Marocco ed in parte il Libano).
a questo punto spero di trovare un attimo di tempo il prima possibile per andare a vedere Zan'it al Sittat di Huda Lutfi a Dubai...
lo so, lo so: che post lungo! :-P
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